Comunisti, stalinisti e centralisti come sempre, altro che storie
22 Febbraio 2006
Caro Fabrizio Mirabelli,
Non siete una sinistra seria, ma originale, come ha sostenuto lei. Magari non imperverserò quanto lei su Varesenews, ma per lo meno non scrivo cose
“originali” come le sue. Adesso capisco come mai la segreteria DS di Roma non candidi ai primi posti del listone nessun DS residente in Lombardia…
Si vede che difendere gli interessi della Lombardia non trova spazio nelle originali proposte dei DS romani, questi sì più buoni e più intelligenti (come ha recentemente sostenuto la moglie di un noto personaggio politico),
e sicuramente più in grado di fare sistema per il bene… questo sì, ma dei DS.
Mi dispiace per lei che abbia scelto di militare in un tale partito che non tiene conto delle istanze dei lombardi. Lei da quello che scrive, sembra un federalista convinto e in buona fede. Peccato che le idee federaliste non
trovino spazio nei programmi dei DS. Le consiglio di lasciare i DS e fondare una Sinistra Democratica Padana in modo finalmente di avere dei parlamentari lombardi di sinistra. La sinistra italiana purtroppo, al contrario di quella europea, non è mai stata federalista. Probabilmente questa tara centralista e statalista della sinistra italiana è dovuta alle sue origini fortemente marxiste e staliniste. Togliatti durante la redazione della Costituzione del
1948 era fortemente contrario anche alla sola idea autonomista o regionalista. Sosteneva infatti che le Regioni avrebbero suddiviso ulteriormente il potere politico, che invece avrebbe potuto cadere più facilmente ed interamente nelle mani delle masse sovietiste, solo se lo Stato fosse rimasto indiviso anche nel piano organizzativo. Mire
internazionaliste e staliniste che hanno minato a fondo i valori della Repubblica. Quando però fu chiaro che la sinistra italiana comunista e socialista non si sarebbe potuta imporre alle elezioni politiche, per bocca di Laconi il 12/6/1947 il PCI cambiò idea. Perchè? Perchè la sinistra
intravvedeva nelle autonomie regionali un ulteriore strumento di lotta politica. Non è certo un’idea radicata nella sinistra italiana quella del Federalismo. Da allora le cose non sono cambiate molto. La sinistra fu spinta ad una lieve riforma costituzionale in senso federalista dalla grande protesta leghista del 1996 sul fiume Po e a Venezia. Quel lontano 15 settembre 1996 milioni di padani si ritrovarono lungo le rive del Po dal Monviso fino a Venezia per protestare giustamente contro il centralismo italiano. Eravamo talmente in tanti che il governo di Roma dovette concedere qualche cosa ed in fretta, visto poi che le minacce di Violante di mandare i carri armati (stile Unione Sovietica) contro gente inerme che protestava democraticamente, non ebbero l’effetto desiderato. Non eravamo quattro gatti sul Po e diventammo sempre di più. Diamo dei dati per capire il fenomeno di protesta anti-centralista: a Sarònn il 25 maggio 1997 ben 2905 saronnesi votarono a favore del referendum pro Padania ed il 26 ottobre 1997 alle elezioni del Parlamento Federale Padano parteciparono ben 3227 saronnesi.
Sono numeri enormi se paragonati con la scarsa affluenza alle primarie dell’Unione nel 2005. La riforma costituzionale della sinistra ha scongiurato quindi la necessità di una secessione, così come la Riforma
Devolutiva scongiurerà ancora questa drastica soluzione del problema padano.
Sostenere oggi che la Devoluzione è male, mentre la Riforma ulivista era bene, è assurdo e infondato. Visto che Mirabelli si diverte a segnalare siti internet dei DS pretendendo che tutti li vadano a visitare prima di
scrivere, anche io mi permetto di segnalare questo articolo presente nel sito del Movimento Giovani Padani:
http://www.giovanipadani.leganord.org/articoli.asp?ID=2449 Trattasi della nostra Riforma Costituzionale con tre testi a fronte: la vecchia Costituzione del 1948, la Riforma del Titolo V dell’Ulivo e la Riforma Devolutiva. Lascio ai lettori la possibilità di verificare di persona il
fatto che gli articoli modificati dalla Casa delle Libertà e dalla Lega (brutta e cattiva), sono gli stessi modificati dalla sinistra quando era al Governo. Come è possibile quindi sostenere oggi che la modifica di quegli
stessi articoli porti – ma solo nel nostro caso- a buttare via i valori su cui si fonda la Repubblica?
Strano! Mi piacerebbe sapere cosa ne pensa l’intellighenzia dei DS. L’ultima volta non mi hanno risposto i DS di Sarònn, ma quelli di Varés. Mi aspetto che adesso mi rispondano direttamente dalla Segreteria Nazionale di Roma,
visto che non hanno candidati seri (che possano fare sistema, qualunque cosa voglia dire) da presentare in Lombardia, ma solo personaggi originali.
Sulla solidarietà poi si vede particolarmente la vera differenza che intercorre tra il nostro pensiero federalista sostenitore del diritto naturale di individui, famiglie e comunità locali, ed il vostro modello di Stato che deve legiferare su tutti e su tutto, compresa anche la
solidarietà. La solidarietà non è una cosa burocratica che possa essere legiferata o imposta dallo Stato. Oggi in Italia vige questo sistema burocratico di fare solidarietà, che infatti non funziona. Non funziona non certo per colpa del Governo Berlusconi, giacchè non funzionava nemmeno
quando c’era il governo di sinistra. Non funziona perchè questo Stato è centralista e statalista. Noi proponiamo una soluzione a questo problema che è il Federalismo. Se avessimo una percentuale maggiore di voti potremmo
strappare a Roma molto più Federalismo di quello che abbiamo ottenuto con fatica fino ad oggi.
Il Federalismo è sempre solidale, proprio perché si basa sul concetto cattolico di sussidiarietà.
Cosa vuol dire sussidiarietà? Significa che la centralizzazione dei compiti dovrebbe aver luogo solo quando e dove essi non possano essere gestiti con la stessa efficienza ad un livello più basso (sussidiarietà verticale). Non solo. Sussidiarietà vuol anche dire che il voto popolare è superiore a qualsiasi legge dello Stato, ovvero è il primato della società civile sullo Stato.
Sussidiarietà è anche una rivoluzione morale che si declina con solidarietà, che non vuol dire né collettivismo sinistrorso né assistenzialismo democristiano, ma il rispetto e il ripristino della responsabilità dei singoli e delle comunità locali nelle funzioni sociali (sussidiarietà
orizzontale). Per noi non esiste uno Stato giusto in assoluto, quindi è sempre necessario l’intervento solidale tra persone e persone, tra Comuni e Comuni e tra Regioni e Regioni. In una parola è necessaria la sussidiarietà
in modo che tutti possano fare la propria parte nell’aiutarsi a vicenda.
Affinché questo possa avvenire, serve che vengano ridati poteri e disponibilità fiscali nelle mani delle nostre Comunità Locali. Solo così si può creare vera responsabilità sociale e politica e trasformare la solidarietà della carta bollata statale in una solidarietà autentica. E’ necessario quindi il Federalismo ed il Federalismo Fiscale per strappare il potere politico dalle mani dei Partiti e riportarlo in quelle delle Comunità Locali, che sono l’organo naturale più vicino possibile alle famiglie e agli
individui, quindi al Popolo.
Grazie della disponibilità accordatami
Cordiali saluti



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