Contro la privatizzazione dell’acqua
22 Maggio 2010
ha ragione “Valentino il Vecchio” a lamentarsi su Varese News del disinteresse che i cittadini dimostrano sull’argomento relativo all’acqua potabile, per poi sbraitare un domani sul latte versato. Nel sottolineare il fatto che soltanto altre due persone recentemente hanno mostrato interesse a questo problema, i sigg. Alberto Gelosia e G.P., e per dimostrare quali conseguenze può portare la privatizzazione dell’acqua, mi consenta di riproporre ai lettori, se non li annoio, una delle mie lettere relative all’oggetto che, sebbene pubblicate da molti giornali, non hanno avuto commenti da chicchessia. Il caso in esame avviene in Toscana, Regione dove è in vigore la privatizzazione. Mi stupisce e mi indigna anche l’assenza e l’indifferenza dei rappresentanti politici, dei sindacati e delle associazioni dei consumatori!
(testo della lettera del 26/02/2010)
Uno dei problemi che recentemente il nostro Parlamento ha discusso riguarda la privatizzazione dell’acqua potabile. L’acqua è uno degli elementi fondamentali ed indispensabili per la vita d’ogni specie vivente, animale e vegetale, quindi l’argomento deve essere giustamente esaminato, discusso, valutato e deciso sotto ogni aspetto. Non voglio entrare nel merito della discussione: privatizzare sì, privatizzare no. Ma soltanto per fornire all’opinione pubblica ed a qualche addetto ai lavori materiale di riflessione, espongo il seguente caso:
“”
Una donna ottantunenne, che abita da sola a Varese, per 2 o 3 mesi l’anno si reca a Forte dei Marmi (LU), dove possiede una casetta di famiglia che occupa da sola.
Detta abitazione in pieno centro città, come tantissime altre, è priva di contatore che indichi il consumo d’acqua.
La società GAIA S.p.A., che ha in appalto il servizio idrico, ritiene che per motivi tecnici non sia possibile installare i contatori per il consumo dell’acqua. Conseguentemente sono emesse fatture semestrali per un presunto consumo giornaliero di MC 0,50 ( litri 500 ), come prevede l’art. 44 del Regolamento del Servizio Idrico Integrato, approvato dall’A.A.T.O. 1 Toscana Nord, per ogni allacciamento, senza distinguere: nuclei familiari di una, cinque o dieci persone e l’utilizzo di un’abitazione per dodici, sei o due mesi l’anno.
Penso che non esiste più equità, giustizia e tanto meno buon senso. Tenete conto che a Varese, dove questa donna vive per dieci mesi, consuma circa 50 MC d’acqua l’anno, mentre in Toscana le hanno fatturato un presunto consumo annuo di MC 180, anche se ci vive per soli due mesi. Fate voi le proporzioni.
Ma siamo nello stesso Paese o siamo ritornati alle suddivisioni in Ducati e Principati ? Esiste una legge nazionale che mettesse un po’ d’ordine in questo ginepraio di leggine regionali e provinciali ? Coloro che hanno redatto quel regolamento, come hanno potuto immaginare che anche una sola persona, prendiamo il caso di quest’ottantunenne, possa mai consumare 500 litri d’acqua il giorno ? Oltre alla spesa non indifferente per una pensionata, è uno sfacciato invito allo spreco, e poi qualcuno, c’invita, giustamente, di chiudere il rubinetto intanto che spazzoliamo i denti!!! .
Trattasi, per finire, di vera e propria ingiustizia (una delle tante)””.



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