Dateci una politica più rispettosa verso l’elettorato
2 Maggio 2006
Egregio Direttore,
capita a volte, anche a livello locale, che le strade della logica divergano da quelle della politica.
Così è stato per il centro-sinistra gallaratese che, proprio pochi giorni dopo aver avuto la conferma del “valore aggiunto” della coalizione dell’Ulivo rispetto alla somma dei partiti che lo compongono, ha invece deciso di presentarsi con diverse sigle all’appuntamento elettorale per il rinnovo del Consiglio Comunale.
Il risultato di questa scelta – che si dice dovuta ai dirigenti locali della Margherita – dovrebbe essere quello di un piccolo vantaggio (forse un seggio) a favore dei fautori della divisione. Ma con una inevitabile conseguenza: il misero guadagno di una componente sarà pagato, purtroppo, con un inferiore risultato globale di tutta la coalizione di centro-sinistra. Ottenendo così una somma totale (di consensi e di seggi) che sarà minore per tutti a causa del miope egoismo di qualcuno.
De Gasperi non avrebbe mai fatto – e mai fece – errori di questo genere.
Il capolavoro dell’illogico ci viene però regalato dalla coalizione di centro-destra che ha deciso di mantenere fra le sue braccia la Lega nonostante questa si sia sempre comportata come gruppo di opposizione alla maggioranza stessa. La stessa Lega, d’altra parte, ha fatto precipitosamente rientrare ogni velleitaria minaccia di marcia solitaria e si è limitata a dichiararsi “alleato a termine” rimandando la scadenza del patto all’indomani del risultato negativo del prossimo referendum sulla Costituzione. Non sono bastati quindi cinque anni di presunti rospi ingoiati per convincere i “duri e puri” ad abbandonare i benefici derivanti dallo stare al governo della città. All’insegna dell’ormai consolidato motto “o Francia o Spagna” i leghisti restano nella coalizione che gestisce i due galli, così come in quella di Varese, di Busto e di ogni altro centro di potere provinciale e regionale. Questo comporterà il protrarsi ancora nel tempo, a Gallarate, delle dannose tensioni irrisolte sulla moschea e sul campo nomadi, del rifiuto strumentale di una politica di accoglienza e integrazione, dell’opposizione solo verbale a una grande distribuzione che – grazie anche al colpevole consenso dei vertici di una associazione di categoria che ha abdicato al proprio ruolo di difesa degli associati – sta ormai arrivando nel centro cittadino.
Il tutto senza troppo badare alla coerenza e contando in ogni caso sulla memoria corta di una base elettorale che si spera sempre sensibile all’emozione più che alla ragione.
Ma tant’è: così vanno oggi le cose a Gallarate.
Dove indubbiamente abbiamo l’amministrazione che la maggioranza dei cittadini ha voluto.
E dove sicuramente avremo, in futuro, quella che i gallaratesi dimostreranno di volere con il loro voto. Ma anche con il loro impegno (o disinteresse) nei confronti di questo tipo di politica.
Sono le regole di un sistema democratico che resta comunque, nonostante tutto, il migliore che si sia mai riusciti a inventare.
Occorre solo rimboccarsi le maniche, fin da oggi, perché le cose possano un domani evolversi, nel centro-destra così come nel centro-sinistra, verso una politica più rispettosa dell’elettorato, più coerente, più razionale e più consapevole.
Nell’interesse di tutta la cittadinanza.
Un cordiale saluto



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