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Dialogo non è sinonimo di monologo

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20 Settembre 2012

Egregio direttore,

trovo corretto togliere d’impiccio Sabbadini (che già molte parole ha speso) dal dover rispondere a Tenaglia. Mi assumo l’incarico, sperando di non doverlo portare avanti oltre questa lettera: è cosa buona non ammorbare i lettori puntando sempre sullo stesso argomento, così come lo è accorgersi di essere davanti a un completo fallimento dialogico dettato da uno dei parlanti (o, in questo caso, scriventi).

Il modus operandi di Tenaglia è ormai assodato: unire temi distinti (aventi ciascuno tesi distinte) al fine di far risaltare una posizione personale facendola assurgere a dogma universale. Siamo tutti d’accordo nel concepire le opinioni come pensieri sanciti dal rispetto della parola, ma allo stesso tempo non possiamo dimenticare che le opinioni stesse sono criticabili in quanto opinioni. Solo così, da quel che mi risulta, può nascere un dibattito.

Non si è avuta risposta sui presunti soldi pubblici che ARCI Varese riceverebbe. Virare da un tema all’altro senza portare prove che supportino la nostra posizione di accusa conducono chi legge a pensare che le prove stesse non esistano. Utilizzare quindi uno spazio pubblico in tale maniera rispecchierebbe una mancanza di onestà verso il pubblico stesso.

Tenaglia non crede che ARCI rappresenti più alcuna idea popolare. Antropologicamente mi verrebbe da domandarmi quali siano queste culture popolari odierne. E’ un tema difficile e di dubbio risultato. Attraverso i vari circoli (che attuano in maniera indipendente purché si attengano alle linee guida nazionali, quali la democrazia e il rispetto) si è cercato di aumentare la sensibilizzazione alla lettura, all’arte figurativa, alla cinematografia, così come di creare spazi prettamente ricreativi.

Questo è ciò che si cerca di fare e si fa. Tenaglia (e chi la pensi come lui) ha tutte le ragioni per criticare ARCI se non vede in ARCI una visione a lui più consona. La sua critica è corretta poiché personale ma deve essere sottoposta a giudizio nel momento in cui voglia creare un dialogo, il che significa portare motivazioni precise. Frasi astratte, in questo caso, non hanno alcun valore. Non presuppongo che Tenaglia dia aria alla bocca, presuppongo invece che possa anche avere delle idee valide, ma poiché non le mette a disposizione per un vaglio critico qualsiasi cosa dica ha il valore dello zero assoluto. Porga quindi le sue proposte sul tavolo e se ne discuta, anche a voce, in quanto le porte della sede sono aperte negli orari indicati.

Concludo infine con un piccolo tocco di insegnamento dell’oratoria. Normalmente non diffido dello stile di una persona, sia questo alto, basso o di media fattura. Basta un poco di pratica per riuscire a sviscerare il senso di una frase, non importa quanti mezzi sintattici vengano impiegati, purché esista un senso etico coerente. Mi lascia quindi insofferente vedere Tenaglia parlare di ipocrisia quando lui stesso utilizza la questione Palestinese semplicemente per dire che ARCI, dal suo punto di vista, è un’associazione scadente. Caduta di stile (e di buon senso): non c’era bisogno di scomodare i morti del medio oriente.

Cordiali saluti,

Guido Negretti – ARCI Provinciale

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