Dopo la depressione mi hanno salvato la fede, la famiglia e gli amici

8 Aprile 2025
Egregio Direttore,
ho avuto l’opportunità di leggere sul giornale da Lei diretto (Varese News) la vicenda del sig. Emiliano. Mi sono ritrovato in tutto e per tutto perchè anch’io ho dovuto affrontare una situazione simile.
Le preciso che intendo mantenere, se possibile, l’anonimato, salvo alcune precisazioni sulla mia vita. Sono un avvocato di 80 anni in pensione. Ho praticato la professione per più di 50 anni (targa d’oro nel 2021). Per sei anni ho svolto la funzione di Giudice Onorario presso il Tribunale di Varese (qualche volta sono stato chiamato a far parte del Collegio giudicante nei processi avanti il Tribunale Penale).
Ho anche giocato a calcio a livello semiprofessionistico (Varese, Biella, Crema, Tortona, Lodi, Arona e altri club). Successivamente ho fatto parte per tanti anni (ho giocato fino ad oltre 40 anni) della squadra degli Avvocati e Magistrati del Tribunale di Varese. Nella mia vita è poi comparsa anche la bicicletta con la quale ho percorso tantissimi chilometri raggiungendo il massimo sforzo nella scalata del Galibier e dell’Alpe d’Huez, famosi colli del Tour de France. Ho allenato per quattro anni una squadra giovanile (con vittoria del campionato under 21 degli anni 1980/1981) e ho svolto più funzioni nella mia Parrocchia.
Al tramonto della mia esistenza, all’età’ di 75 anni circa, sono caduto in un grave stato depressivo. Devo dire che ancor oggi non so individuarne la causa (che sicuramente ci sarà stata). Certo è che nella mia vita ad un tratto si è spenta la luce. Mi rifiutavo letteralmente di vivere e chiedevo continuamente al Signore, nel quale credo, di venirmi a prendere. La mia vita trascorreva quasi interamente nel letto in una condizione di sostanziale rifiuto della realtà che ciascuno è chiamato ad affrontare quotidianamente (lavorare, vedere persone, farsi la barba, fare la doccia, etc). Ciò anche se ero assistito dagli affetti famigliari e dalle cure dei medici.
Questa condizione è durata per circa quattro anni e ha comportato il quasi totale abbandono della professione. Mi è stata anche diagnosticata una forma di Parkinson sia pur non grave! I giorni passavano, in questo vero e proprio calvario, senza alcuna prospettiva di una soluzione. Soffrivo io, ma per chi mi stava accanto la vita non era migliore. Poi, quando ero ormai rassegnato al mio destino, è cominciata miracolosamente una lenta risalita che mi ha portato oggi a tornare ad una vita quasi normale e della quale ringrazio tutti i giorni il Padre eterno.
Cosa è’ accaduto?
Sinceramente non lo so. Molti me lo chiedono, ma la mia è risposta è basata unicamente su ipotesi, nell’impossibilità di individuare la causa determinante. Discorsivamente individuo più fattori tra cui una forte fede in Gesù e nella Sua Parola (che nel corso della malattia ho scoperto nella Sua piena valenza) e l’affetto di mia moglie, dei miei figli, dei nipoti, dei parenti, degli amici e dei colleghi. La vita è quindi tornata a sorridermi.
Per concludere, mi sento di dire a tutti, nonostante tutto; “Amate la vita e il Suo massimo fattore (Dio), credete nella famiglia, credete nell’amore (quello vero), aiutate il prossimo”. E’ il segreto per avere in sé la pace!
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