Dopo referendum, il parere dell’Italia dei Valori
3 Luglio 2006
Egregio direttore
L’alleanza fra Silvio Berlusconi e Umberto Bossi non superato ha l’esame dal Popolo Italiano che vi ha posto una pietra tombale con il referendum del 25/26 giugno 2006.
La storia del nostro Paese, dal Risorgimento ai giorni nostri, ha contribuito alla stesura del testo costituzionale nel quale, oggi si può affermare, la maggioranza degli Italiani vi si riconosce.
Solo la classe dirigente della Lega Nord non si rassegna alla sconfitta arrivando ad esternazioni inconcepibili se si pensa che sono fatte da coloro che si ritengono “la voce del Popolo”; la rabbia incontenibile è senz’altro giustificata dal fatto che sono sfumate tutte quelle opportunità di potere che la “devolution” gli avrebbe permesso.
Con questo non si può non ammettere che la Lega Nord ha saputo cogliere un disagio della parte produttiva del Paese, non riferita solo alle fasce sociali di dirigenti e autonomi ma estesa anche ad operai e impiegati, che non riusciva più a riconoscersi in una realtà che la strumentalizzava senza rendergli i dovuti riconoscimenti.
Infatti il disagio era dovuto al fatto che le risorse non fossero utilizzate per modernizzare il Paese ma venissero sprecate in inutili opere che privilegiavano solo coloro che già godevano di troppi benefici e in clientelismi parassitari. Però l’aspettativa, se non per una parte minoritaria, non era affidata ad una scissione del Paese stesso, ma riferita alla riscoperta e diffusione sul territorio di valori che avevano fatto grande questa parte del Paese: il lavoro, l’onestà, la meritocrazia e il dovuto rispetto che ne consegue.
Il centrosinistra, della cosiddetta “I Repubblica”, non ha saputo cogliere le istanze che venivano dal territorio del Nord lasciando spazio a opportunisti che hanno sfruttato la situazione per produrre una politica che permettesse la sola affermazione di se stessi; il centrosinistra della “II repubblica” dovrà aprire gli occhi e nel Progetto del futuro Partito Democratico non sarà possibile non contenere le esigenze e le istanze del Popolo del Nord Italia.
Una ulteriore distrazione potrebbe portarci ad una nuova stagione di inchieste giudiziarie sull’illegalità diffusa che produrrebbero l’ennesimo rigetto per la politica aprendo nuove opportunità a soggetti che cavalcherebbero la situazione per alimentare nuove strategie disgreganti dell’unità nazionale.
Aprire un dialogo costruttivo con quella parte positiva della Lega Nord, che non ha disprezzo per gli italiani e ne rispetta le decisioni, è una azione dalla quale il centrosinistra non può esimersi e sicuramente dovrà trovare quelle risposte che il Popolo del Nord si aspetta per una riqualificazione del territorio e per una distribuzione delle risorse che sia a beneficio di tutti.
Un Cittadino Italiano deve potersi muovere nel suo Paese sicuro che tutto funziona, per servirlo al meglio, dal Trentino a Lampedusa.
Il percorso che può portarci a questo esito va cercato insieme senza perderci in inutili demagogie; le priorità sono il funzionamento della Giustizia, dell’Informazione e della Politica, percorsi imprescindibili per il raggiungimento del risultato.



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