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Esportare la democrazia?

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3 Luglio 2007

Egregi Signori,

Si fa un gran parlare dell’esportazione della democrazia liberale occidentale dovunque essa non esiste o non è mai esistita prima (e, forse, non esisterà mai). Il problema, tuttavia, non è se sia giusto o meno esportare la democrazia, ma se sia realmente possibile esportarla. Il fatto è che per poter esportare e imporre la democrazia liberale occidentale bisogna che vi siano le seguenti condizioni:
1. Un’economia di tipo capitalista caratterizzata da un reigme di libera concorrenza;
2. Delle istituzioni elettive e rappresentative tanto a livello centrale quanto periferico-territoriale;
3. La presenza di più forze politiche e sociali di diverso orientamento culturale ed ideologico e filosofico-dottrinario;
4. Lo sganciamento della Politica dalla Religione.
Ora, ciò è stato possibile in Occidente (soprattutto in Europa) grazie in particolare alle Guerre di Religione seguite allo Scisma Luterano (1517-1521) e, in primis , alla cosiddetta Guerra dei Trent’Anni (1618-1648), al termine della quale si può affermare che la Politica si sottrasse pressoché definitivamente dalla Religione (anche se siamo ben lontani dal cavouriano “Libera Chiesa in Libero Stato”), benché le reciproche influenze non siano mai venute meno, né si può dire che la Politica non ricorra spesso e volentieri alla Religione.
Tutto ciò, tuttavia, non è ancora possibile nei Paesi islamici, dove la Religione rimane tuttora il principale (se non l’unico) referente non soltanto confessionale, ma anche culturale, politico-istituzionale e giuridico.
Non per sembrare nostalgico, ma in un Paese come l’Afghanistan gli unici modi per imporre uno Stato di diritto sono stati dapprima la Monarchia e poi il Regime Comunista: l’una perché essendo il re, oltre che capo politico, anche capo religioso, riusciva comunque a tenere sganciati i due ambiti; l’altro perché, essendo tradizionalmente votato al laicismo, riconosceva la superiorità della Politica sulla Religione, combattendo lo strapotere degli imam e delle comunità religiose, che – in nome della religione – sfruttavano ed opprimevano il popolo più di quanto abbia fatto, per es., un Saddam Hussein in Iraq. Il guaio è che il Regime Comunista afghano ha finito col trasformarsi nel classico gabinetto quisling agli ordini dell’URSS, ma siccome l’Occidente liberale non ammette alternative a sé stesso se non il Liberalismo, non era possibile altra soluzione per difendere un Potere così faticosamente conquistato dopo decenni di persecuzioni, spesso sostenute ed agevolate dall’Occidente.
Queste, naturalmente, non sono (o, perlomeno, non hanno la pretesa di essere) prese di posizione nostalgiche, ma solamente osservazioni; se, tuttavia, si vuole aprire un dibattito civile e democratico, sono disponiible al confronto, ma non accetto che mi si etichetti per ciò che non sono o, se sono, non sono certo per partito preso, ma solo ed unicamente per lunga maturazione culturale e filosofica.

Sentitamente,

dott. Enrico Emilitri

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