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Essere comunisti oggi

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2 Febbraio 2011

Gentile Direttore,
 
negli anni Ottanta, nel cuore stesso dello strapotere neoliberista della Thatcher e di Reagan e dell’affermarsi internazionale di quel modello economico, l’importante rivista statunitense Newsweek celebrava trionfalmente in prima pagina la morte di Karl Marx, col roboante titolo "Marx è morto!"
 Oggi, nel mondo, sembra proprio che, come a volte accade, un augurio di morte faccia viceversa scaturire l’effetto di un’ottima salute.
 A partire dai primi anni del 2000, quindi ancora fuori dalla ciclica crisi del sistema capitalista, il Courrier International titolava "Marx, il ritorno" e sempre il francese Le Magazine Littéraire "Marx, una rinascita." La ripresa e l’attualizzazione del metodo marxista, in tutto il mondo (dal Sudamerica all’Asia, dall’Europa agli stessi Stati Uniti), godono oggi di una fortissima ascesa. Fino ad arrivare all’arcivescovo di Canterbury che, recentemente, ha denunciato "… la corsa ai profitti…" come vera ragione del collasso del sistema finanziario, e ha salutato la memoria di Marx che "… ha da tempo rivelato come un capitalismo sfrenato possa agire da mito, consegnando realtà e potere a cose di per se stesse inesistenti."
 Le ragioni di questa vivace rinascita stanno, a mio avviso, dentro le regole stesse del sistema capitalista, di cui Marx è la cattiva coscienza. Quando il capitalismo esaspera i suoi contenuti genetici di sfruttamento e sopraffazione e di nuovo esplode in crisi economiche che con la globalizzazione diventano sempre più devastanti, ecco che il pensiero alternativo che ha innervato la tradizione socialista e comunista torna ad essere osservato con particolare intensità.
 Il nostro paese, anestetizzato da decenni di cultura televisiva, di mercificazione del tutto, di appiattimento e sterilizzazione della moralità e del senso di collettività, ancora non ha recepito questa che è – nei fatti – una spinta internazionale. Anzi… Ancora oggi, e soprattutto quando il centro-destra per i più svariati motivi si trova ad attraversare momenti di particolare difficoltà politica, ritorna l’attacco ai "comunisti". Tornano alla mente le parole di Hermann Göring: "Naturalmente, la gente comune non vuole la guerra […] Questo è ben chiaro. Ma, dopo tutto, sono i capi della nazione a determinarne la politica, ed è sempre piuttosto semplice trascinare la gente dove si vuole, sia all’interno di una democrazia, che in una dittatura fascista o in un parlamento […] La gente può sempre essere condotta ad ubbidire ai capi. È facile. Si deve solo dirgli che sono attaccati e accusare i pacifisti di mancanza di patriottismo e di esporre il paese al pericolo. Funziona allo stesso modo in qualunque paese." o di Joseph Göbbels: "Ripetete una bugia cento, mille, un milione di volte e diventerà una verità […] La propaganda è un’arte, non importa se questa racconti la verità."
 Chi oggi, in Italia, attacca ad ogni piè sospinto il comunismo ed i comunisti è generalmente mosso da due pulsioni, a volte sinergiche tra loro: ignoranza e malizia. L’ignorante segue appunto le parole dei "capi" in modo totalmente acritico, si beve qualsiasi stupro della realtà storica di ciò che Marx ha detto e di ciò che il comunismo ha fatto in Europa ed in Italia. Il malizioso ha una più o meno lieve conoscenza del pensiero marxista e proprio per questo, considerandolo l’esatta antitesi ed il peggior nemico di quello che lui vuole sostenere e maneggiare, cerca in tutti i modi di demolirlo senza pero’ mai soffermarsi sui contenuti, che non saprebbe come contestare. D’altronde, parafrasando Göring, si deve solo dire alla gente che il comunismo è il male assoluto, per giustificare la crisi del capitalismo, e che i comunisti ci toglierebbero tutto quanto (oltre ad aver portato alla morte di cento, duecento, trecento, quattrocento milioni di persone) per nascondere il fatto che sono proprio i capitalisti ed i sostenitori di quel modello che oggi stanno spogliando le persone pezzo a pezzo delle loro cose e della loro dignità. Nessuno, naturalmente, dice che in Italia i comunisti hanno fortemente contribuito alla Liberazione, al processo costituente, alla conquista di diritti per i lavoratori, per l’individuo, per le donne, alla stessa affermazione di quella democrazia che oggi permette anche di falsare pubblicamente la storia. Ma, si sa, non c’è nulla di peggio di un ignorante malizioso.
 La deriva anche morale del nostro paese, oggi soprattutto ai disonori delle cronache, non dovrebbe stupirci in alcun modo. Quando tutto si riduce ad oggetto, a cosa, a merce, appare inevitabile che anche il corpo femminile rientri all’interno di questa categoria, così come i diritti dei lavoratori, i beni comuni dell’umanità, il territorio, la salute, il sapere.
 In chiusura, per farla finita con marxismo e comunismo oggi sarebbe necessaria una violenta opera di riscrittura dei nostri dizionari. Il pensiero di Marx appartiene di fatto alla nostra quotidianità, alla prosa stessa del nostro tempo. Perseguire non tanto un’impalcatura costruita a metà dell’Ottocento, quanto un metodo critico-scientifico di approccio alla realtà, significa pensare che questo mondo sconvolto dalle guerre e dalla spietata concorrenza di tutti contro tutti non può essere modificato da piccoli ed indolori aggiustamenti, ma che occorre ribaltarlo e occorre farlo subito, senza perdere altro tempo, prima che sia troppo tardi. L’alternativa comunista resta oggi l’unico strumento possibile per comprendere il mondo al fine di cambiarlo.

Marco Zocchi, Gallarate

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