“Il 25 aprile, una competizione su chi è più antifascista”
24 Aprile 2006
Concerti, cene, mostre, sfilate, cortei e chi più ne ha più ne metta.. Come ogni anno, anche questo 25 aprile, in tutti i comuni della Provincia, va in scena una non troppo velata competizione su chi è più antifascista dell’altro. Quando si perde una guerra e il Paese va in rovina è normale cercare dei capri espiatori e il macabro spettacolo messo in scena a Piazzale Loreto 61 anni fa si presta a facili commemorazioni. Quel giorno per chi lo visse rappresentò la fine di una dittatura, la fine di una guerra mondiale che aveva portato a morire molti soldati in terra straniera e molti civili in casa propria sotto il bombardamento alleato. La storiografia “politicamente corretta” si ferma qui. Se si cerca di aprire un dibattito su quelle che furono le carneficine che presero il via il 25 aprile 1945 si rischia di passare per fascisti, antidemocratici, razzisti, intolleranti etc.. Correrò questo rischio. Il 25 aprile chiuse una guerra mondiale e aprì una caccia all’uomo che in Italia portò alla morte oltre ai vari gerarchi e gerarchetti, migliaia di ragazzi che l’8 di settembre scelsero la strada più difficile, quella senza speranza, quella che per loro rappresentava la difesa dell’Onore. I ragazzi che oggi si ritengono indegni di memoria e che allora si ritenevano indegni di vivere non erano solo fascisti. Alcuni credevano semplicemente che se si doveva perder la guerra andava persa con Onore, che non si poteva passare da una trincea all’altra dall’oggi al domani, che non si tradiscono i morti per ingraziarsi i vivi che vincono. Si son rifiutati di chinar la testa dinanzi all’invasore americano. La loro posizione può non essere condivisa e avversata, ma va riconosciuto che è per questa che son stati fucilati a guerra terminata, non perché erano dei carnefici o amavano le leggi razziali. L’auspicio è che un giorno il 25 aprile non sia una semplice festa nella quale rinfrescare odi che sassant’anni fa hanno portato a una guerra civile, ma che diventi un giorno di riflessione su come in Italia si sia riusciti da un giorno all’altro a trasformarsi in un popolo di giustizialisti che faceva a gara per essere in prima fila ad assistere alla fucilazione di qualche ventenne nella speranza che nessuno ricordi che quel ragazzo è quello che hai visto crescere, quello con cui scherzavi, era semplicemente il tuo vicino di casa.
Nella speranza di una pacificazione nazionale, ringrazio per la consueta ospitalità.



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