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Il livore dei perdenti

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20 Maggio 2006

Hanno fatto presto a buttare all’aria rispetto, ossequio ed apprezzamenti per i loro stessi riferimenti fino a qualche giorno fa, dando sfogo ad un’aggressività il cui livore tradisce quanto in verità sia sempre amara la sconfitta.

Inaudita la gazzara messa in opera dalla Cdl, con fischi e insulti verso i senatori a vita, dopo l’esito del primo voto di fiducia al nuovo governo Prodi. Non hanno risparmiato nessuno, tanto meno Giulio Andreotti, candidato Cdl alla presidenza di Palazzo Madama, e Carlo Azeglio Ciampi, anelato Presidente-bis e osannato al suo arrivo in Senato.

A poco servono le lacrime di coccodrillo del sen. Schifani, capogruppo di FI, artefice egli stesso di un intervento dai toni aizzatori, in occasione della dichiarazione di voto finale al dibattito odierno sulla fiducia. Fin troppo comodo, dopo che i buoi sono scappati dichiarare: “Sbagliato attaccare Ciampi. Io non sono stato protagonista di questi fischi, che condanno”.

Vergognosi gli epiteti ascoltati: “Necrofori”, “Venduti”. Addirittura il leader forzista Berlusconi da Napoli, sua nuova frontiera per una ricercata rivincita elettorale, si spinge a marcare come “Immorale” il comportamento tenuto dai sette saggi.

In verità, è evidente che l’azione di delegittimazione a tutto campo ha una regia, che continua ad esasperare i toni, anche perché gli appuntamenti con campagna elettorale non sono finiti e sono ancora in corso.

La carica di Senatore a vita è il riconoscimento e l’invito, alla personalità insignita, per lo svolgimento di un ruolo attivo e di guida nel più alto consesso istituzionale del Paese. Ed è cosa ben diversa da un’onorificenza come quella di Commendatore o di Cavaliere.

Diventa, allora, immorale e meschina la richiesta di astensione, gridata dal senatore Schifani nel suo intervento, sapendo che al Senato l’astensione equivale a voto contrario. Ne consegue che, anche immaginando i sette fuori dall’aula, il quorum sarebbe variato e la fiducia al governo Prodi sarebbe stata concessa lo stesso, avendo la maggioranza i numeri sufficienti in aula (3 senatori in più).

Roberto Benigni ha avuto modo di stigmatizzare più volte la smania di protagonismo del leader oggi all’opposizione. Il cui immediato commento: “Io mi sarei comportato in maniera diversa” fa sorgere un dubbio. Vuoi vedere che, assodato il ruolo centrale che assumerà questo gruppo di senatori, guidati dalla veterana Rita Levi Montalcini-Biancaneve, e accortosi che in realtà ne manca uno (Scalfaro-Mammolo, Andreotti-Gongolo, Eolo-Colombo, Cossiga-Brontolo, Ciampi-Pisolo, Pininfarina-Dotto) gli piacerebbe prendere il posto di Cucciolo, grandi orecchie e pochi capelli?

Antonio V. Gelormini

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