Il “mercato” degli onorevoli
12 Dicembre 2010
Egr. direttore,
questa storia del mercato degli “onorevoli” ormai è arrivata al ridicolo. Ormai manca solo che si chieda l’intervento dell’Autorità per la Concorrenza per accertare la correttezza del mercato. Le voci si inseguono, i commenti si sprecano e le interpretazioni si accavallano. Spesso non si capisce se derivino da eccesso di furbizia, da malafede o da ingenuità totale.
Una delle idee più folli che circolano è che solo Berlusconi sarebbe in grado di comprare voti perché ha un enorme patrimonio personale. La definisco di un’ingenuità allarmante per un motivo semplicissimo: un politico non ha bisogno di ricorrere a capitali propri per corrompere qualcuno. A questo scopo ci sono i posti di sottogoverno e le relative prebende. Anni di lettura di giornali mi hanno insegnato che con l’annuncio di ogni nomina importante si legge la frase: “in quota al partito…..”. I posti di sottogoverno sono divisi in proporzione al peso politico di OGNI partito senza esclusione alcuna.
Non bastassero i posti, restano ancora tante occasioni per far pagare a noi Italiani il prezzo pattuito. Pensiamo ad esempio agli appalti. Ultimamente si è parlato parecchio di quelli della RAI, finiti misteriosamente a suocere e parenti vari. Non basta ancora? Mettiamoci anche le fondazioni. Qualcuno si ricorda ancora di un certo Consorte e del suo partito di riferimento?
La morale della favola è che ogni partito, gruppo, movimento, paga i favori di cui ha bisogno con i nostri portafogli e non col suo, a meno di essere poco furbo. Siccome penso che nessuno abbia la faccia tosta di definire ingenuo il suo politico preferito……..
Con i miei migliori saluti.



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