Il nome di Gallarate ora all’estero è conosciuto per il raduno razzista

29 Agosto 2025
«Di dove sei in Italia?»
«Di Gallarate, in provincia di Varese»
«Capito, dove c’è il sindaco con il braccetto»
«In che senso?»
«Beh, ultimamente se ne é sentito parlare di quello che é successo qualche settimana fa in maggio»
Era il 2 giugno 2025, mi trovavo all’ambasciata d’Italia a Stoccolma, Svezia, e questa è stata una delle conversazioni che ho avuto quel giorno.
Sorpresa, interesse, sgomento ed infine disgusto. Ecco il crescendo emotivo che ho provato in pochi secondi, un semplice e rapido scambio di battute.
Tuttavia, prima di entrare nel merito della questione, la cui entità credo che molti di voi abbiano già intuito, lasciatemi ammettere una mia piccola bugia.
Non sono di Gallarate, ma lasciatemelo essere almeno per questo racconto perché, benché di Cavaria, nella città dei Due Galli sono nato, cresciuto ed ho studiato.
Fatta questa premessa, voglio finalmente svelarvi il segreto di Pulcinella che così tanto mi ha disgustato: “The Remigration Summit”.
In questo racconto, non voglio entrare tanto nel merito dei fatti che hanno riguardato la città di Gallarate il 17 maggio 2025, quanto più mi interessa parlarvi dell’onda d’urto che questi ultimi hanno provocato, anche in giro per l’Europa.
Per fare ciò, mi piacerebbe passare in rassegna le ultime tre delle quattro parole che ho menzionato poco fa e utilizzarle per descrivere meglio come mi sono sentito durante, ed in seguito alla conversazione.
Interesse e Sgomento.
“Il sindaco con il braccetto”, questa è l’espressione che più di tutte mi ha colpito. Di primo acchito, sentii crescere un senso di dolce curiosità, di interesse, volevo sapere che cosa intendesse con tale espressione. Ma subito dopo, si affiancò l’amaro sgomento, accompagnato da un presentimento dalla connotazione particolarmente negativa, quasi repellente.
Disgusto.
Infine, come purtroppo spesso accade, fu il gusto amaro dello sgomento ad averla vinta. Subito, quando il mio interlocutore alluse ai fatti di maggio, compresi a che cosa stesse facendo riferimento. Immediatamente, un repentino senso di vergogna mi assalì, la mia città era stata macchiata e la macchia si era estesa Oltralpe.
La città in cui sono nato, che ho tanto frequentato, che mi ha dato un’educazione eccellente, ora era oggetto di scherno (comprensibilissimo).
Era il 2 giugno.
Celebravamo la Repubblica, figlia della Resistenza e di un popolo che scelse la libertà dopo 20 anni di dittatura. Eppure, mentre l’Ambasciata era in festa, io facevo i conti con un paradosso: Gallarate, la mia città, celebrata per i motivi sbagliati, al centro di un eco mediatico intriso di ideologia ed allusioni ai tempi bui.
Alessandro Bodini
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