Il referendum? È inutile: è tutto un sistema che va cambiato
14 Giugno 2006
Egr. Direttore,
il referendum su cui siamo chiamati ad esprimerci è assolutamente inutile sotto i profilo pratico, ma devastante dal punto di vista ideale. Vediamo perchè:
1. Riduzione del numero dei parlamentari. Che i deputati e i senatori siano complessivamente 950 o 773 non fa alcuna differenza, il Parlamento continuerà ad essere la cassa di risonanza dei partiti e i costi, per lo Stato, non diminuiranno. Troveranno sicuramente il modo per recuperare i mancati introiti (hanno appena varato all’unanimità un aumento di stipendio ai parlamentari di oltre mille euro netti al mese che porta a oltre 19.000 euro al mese le prebende complessive di un eletto, senza contare rimborsi spese, biglietti aerei gratis e agevolazioni varie) come hanno fatto con il finanziamento pubblico, bocciato con un referendum e ripreso come rimborso elettorale; troveranno anche il modo per piazzare i loro yesmen, esattamente come sta facendo Prodi che ha portato a 102 – un vero record – il numero dei viceministri (e relativo stuolo di affamati portaborse).
2. Maggiori poteri al Presidente del Consiglio. Il Capo dell’esecutivo per essere autorevole deve essere eletto direttamente dal popolo (Repubblica Presidenziale) e non semplicemente “indicato” come prevede la riforma. Solo in questo modo è sottratto al condizionamento dei partiti e potrà agire in assoluta autonomia e imparzialità nell’interesse del Paese.
3. Senato federale, continuerà ad essere un doppione della Camera, con i senatori designati dai soliti partiti a cui dovranno rendere conto se vorranno essere rieletti. Discuteranno sì di questioni locali ma la regia sarà sempre loro, dei partiti romani, Lega compresa. In pratica, per dirla alla Tomasi Di Lampedusa, cambierà tutto per non cambiare nulla.
4. Fondo di compensazione: un modo per lavarsi la coscienza e per mettersi al riparo dall’accusa di egoismo.
5. Devoluzione, ovvero voglia di secessione. Per migliorare i servizi, senza mettere in discussione l’Unità d’Italia, è sufficiente un forte decentramento amministrativo in cui le Regioni ricevono dallo Stato la delega per gestire in proprio e in piena autonomia i servizi essenziali quali Sanità, Istruzione e Polizia Locale, ma sempre con la supervisione dello Stato Italiano che si riserva la facoltà d’intervenire per evitare sperequazioni. Cosa ben diversa dalla devoluzione che sottrae totalmente e definitivamente allo Stato le tre più importanti competenze con il risultato di aumentare ulteriormente il divario tra regioni e di relegare lo Stato al ruolo di spettatore. In realtà la devoluzione altro non è che il primo passo verso la secessione e non basta inserire la frasetta “nell’interesse nazionale” per scongiurare questo evento.
Andiamo oltre e ipotizziamo che in un prossimo futuro, grazie anche alla vittoria del referendum, la Padania si sganci totalmente dall’Italia, a questo punto dovrà darsi una costituzione e una forma di Stato che, presumo, sarà democratico – parlamentare, ossia basata sulla rappresentanza popolare filtrata, o meglio dettata, dai partiti (esattamente quello che avviene a Roma e in tutte le istituzioni – Regioni, Province e Comuni). Alle prime elezioni vince Forza Italia con Berlusconi (milanese) oppure la sinistra con Fassino (torinese): cosa cambia rispetto alla situazione italiana? A mio avviso nulla, si è semplicemente riprodotto in piccolo quello che avviene su scala nazionale.
In conclusione, che la nostra terra si chiami Padania o Italia cambia poco se non superiamo l’attuale sistema liberal capitalista americanocentrico basato sul potere assoluto dei partiti, asserviti a loro volta al potere economico e finanziario mondializzato a cui poco importa dell’Italia o della Padania, come della Cina o dell’Iraq, perché i loro interessi sono ben altri e ben poco nobili.
E’ il sistema che va cambiato, non i confini. Altro che devolution…
Grazie per la consueta ospitalità e cordiali saluti
Accedi o registrati per commentare questo articolo.
L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.