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Il referendum sconosciuto

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11 Giugno 2006

A due settimane dal referendum “Confermativo costituzionale” crediamo che la gran parte degli Italiani continui a non avere la minima idea di cosa si tratti. Inoltre i due schieramenti, senza entrare nel merito, ripetono il loro no (centro-sinistra) od il sì (centro-destra) soprattutto per difendere quanto hanno fatto (a destra) o per delegittimare quanto fatto dagli altri (la sinistra).

Peccato che poco si guardi all’essenza del contendere, e quindi pochissimi cittadini possono essersi fatta una opinione. Il nostro punto di vista è sereno e semplice: la Costituzione del 1947 va bene per i concetti fondamentali, ma per quanto riguarda l’organizzazione dello Stato e del Parlamento, i suoi 60 anni li dimostra tutti. Da almeno 20 anni si parla di riforme, ma non si è mai fatto nulla di serio, mentre il centro-destra nella scorsa legislatura, dopo aver discusso a lungo, ha votato poi una riforma che – ripulita qui di ogni retorica – propone in sintesi la riduzione dei parlamentari , maggior forza ad un Primo Ministro eletto direttamente dalla gente insieme alla propria maggioranza, una divisione dei compiti tra Camera dei Deputati (che resta “politica”) ed un Senato (che diventa “Senato delle Regioni”) con proprie competenze.

Alle regioni vengono assegnati alcuni nuovi compiti (polizia locale, sanità e scuola tecnico-professionale) che oggi sono compartecipati con lo Stato che – da parte sua – si riappropria di alcune attuali funzioni regionali. Cambia anche il modo di eleggere la Corte Costituzionale . Si accenna spesso a termini come “federale” che accontenta il palato della Lega, ma anche una forte riproposizione dell’ unità dello Stato , come voluto soprattutto da Alleanza Nazionale.

Nulla di stravolgente o sovversivo, al più qualche dubbio sulla praticabilità del meccanismo, ma opportunamente si prevede la sua messa a punto durante ben 10 anni, e quindi ci sarà tutto il tempo per calibrare ruoli ed oneri. Molte delle novità erano d’altronde quelle stesse proposte dalla commissione bicamerale presieduta dal DS Massimo D’Alema che si arenò nella penultima legislatura tra veti incrociati.

La stessa sinistra ammette che la Costituzione va cambiata, ma chiede prima di dire “no” alla riforma proposta dal centro-destra e poi di discutere insieme. Un “no” tutto politico, perché se per 60 anni non si era cambiato nulla e finalmente si è fatto qualcosa, tutti dovrebbero votare sì, anche perché (ahinoi) la maggioranza di Prodi ha la possibilità di cambiare comunque eventuali punti non graditi entro il 2011.

E’ del tutto sciocco buttare via tutto, visto che i punti qualificanti della riforma erano e sono abbastanza condivisi e soprattutto vanno nella direzione giusta.

Una prova che l’attuale Costituzione è invecchiata la troviamo d’altronde proprio nello stesso istituto del Referendum: per essere valido ci vuole di solito il 50% dei voti (ed i quesiti spesso sono inutili, incomprensibili o proposti – abusando nel numero e quindi delegittimandoli – da Pannella e soci), mentre il 25-26 giugno basterà una partecipazione al voto anche molto bassa per azzerare tutto il lavoro di riforma svolto fin qui, se vinceranno i no.

Ci sembra una vera sciocchezza: soldi e tempo buttati…

…Ed anche per questo andremo a votare per il SI’.

AZIONE GIOVANI VARESE - Direzione Provinciale

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