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In ricordo di Ezio Tarantelli

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27 Marzo 2009

Era il 27 marzo del 1985.

Il giovane professore di economia esce dall’aula dove ha appena terminato la lezione e raggiunge il parcheggio della facoltà. Qui sale sulla sua auto. E’ l’ultima cosa che fa. Di li a pochi minuti viene crivellato dai colpi di una micidiale mitraglietta.

Quel giovane professore era Ezio Tarantelli. Aveva quarantaquattro anni. Gli assassini, le Brigate Rosse.

Ricorre oggi l’anniversario della uccisione del brillante economista della Cisl.

Ezio Tarantelli fu un uomo –ponte, uno studioso lucido e brillante, laico nel cercare di trovare le soluzioni meno ortodosse e scontate nel marasma  dei tabù economici e sindacali.

Fu uomo-ponte  perché sostenitore senza complessi della necessità dell’ingresso dei sindacati dentro una moderna politica dei redditi e della bontà della negoziazione concertata, intesa, quest’ultima, come momento dal quale possono nascere non solo idee nuove, ma anche relazioni sociali avanzate. Aveva il chiodo fisso della concertazione pensata come processo di mediazione e non come svendita  delle proprie ragioni. Strumento di miglioramento e, paradossalmente,  luogo in cui tutti vincono e nessuno perde.

Tarantelli fu il teorico del controllo dell’inflazione attraverso il meccanismo della “predeterminazione” degli scatti di contingenza. Fu grazie al suo “meccanismo” che l’inflazione a due cifre che falcidiava i reddito fissi degli italiani venne battuta. E fu questa sua posizione a portare la “follia” brigatista a premere il grilletto.

Tarantelli appartiene senza dubbio a quella schiera di civil-servant che da più parti, o perché collaboratori del sindacato o perché uomini delle Istituzioni, sono stati colpiti a morte per le loro idee e per la loro capacità di tradurle in condizioni realizzabili, pratiche e, soprattutto, condivisibili anche dal fronte avverso.

A Tarantelli sono seguite altre morti. Quelle di D’Antona e di Biagi. Tutte nello stesso solco. Tutti colpiti dalla stessa mano, una mano che vuole che gli steccati siano alti, che gli avversari siano nemici e che le idee, i protagonisti e le eredità storiche non possano essere messe in dubbio e mescolate.

“Chi era Ezio Tarantelli? Era un grande, una persona tutt’altro che mite, un passionale, uno che aveva voglia di incidere, di determinare, però senza prevaricazioni. Aveva un rispetto profondo del diverso. Ezio voleva capire le ragioni degli altri. “ ( La Repubblica del 27 marzo 2005 intervista a Carole Beebe Tarantelli ).

Il rispetto per il sacrificio di chi ha pagato con la vita fa si che non si debba cadere nel gioco della retorica domanda “cosa direbbe oggi Tarantelli?”.

Ma una cosa è certa. L’esempio di uomini come Tarantelli è monito per una riscoperta di tensione morale e civile di cui il nostro Paese ha bisogno e, forse, non ne ha mai abbastanza. Soprattutto in tempi come questi. 
 
 

Roberto Molinari, segretario cittadino Pd

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