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«Intitoliamo il Liceo Classico di Varese a Giovanni Gentile»

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9 Novembre 2004

Egregio Sig. Dir. Marco Giovannelli,
sono Federico, A. Moretti di Gioventù Nazionale (Movimento Sociale – Fiamma Tricolore) per la Federazione di Varese: avendo notato la possibilità di vedere pubblicate su Varese News una raccolta di missive a Lei, in qualità di Direttore, inviate, vorrei proporLe questa mia in merito alla ventilata possibilità di cambiare la denominazione del liceo classico cittadino in Liceo Ginnasio “G. Gentile”. Allego una copia del testo in formato DOC. La informo che, inoltre, la presente è stata pubblicata sul sito ufficiale della Federazione varesina all’indirizzo http://msivarese.altervista.org/gn/2004/11/liceo-classico-g-gentile.php

Scrivere sul “Cairoli”, per il sottoscritto, non può che essere un’espressione viziata da un vissuto che riporto alla mente con fatica, in ragione di un’esperienza personale sulla quale non indugerò altrimenti. Dovrei definirmi un reduce, piuttosto che un ex-allievo, e ciò ad onor del vero più per problematiche individuali che per l’Istituzione in sé. Trovarmi di fronte all’ipotesi di un nuovo battesimo del liceo classico, quasi l’inizio di un ciclo che rappresenti, al contempo, rinnovamento e ritorno alle origini, è l’occasione per ribadire un’identità negata, quotidianamente oggetto di un revisionismo immotivato, almeno quanto ridicolo, che coinvolge l’intera Istituzione scolastica dello Stato. La posizione privilegiata di cui godeva, fino a pochi anni fa, l’Istruzione italiana era la risultante di mezzo secolo di Storia scolastica caratterizzata da quella Riforma Gentile che mai fu messa in discussione, neppure dopo la caduta del Fascismo, – motivo, questo, per tacciare formalmente eventuali accuse di parzialità politica – a sublimazione di un ideale didattico preciso, puntuale e (apparentemente) infallibile. Dico apparentemente giacché qualcuno, tra i tanti Italiani che hanno raggiunto posizioni influenti per i meriti dell’ancien régime istituzionale, oggi intende
cancellare ottant’anni di storia per riformare la scuola in senso liberistico, di fatto venendo meno a quelle prerogative che hanno distinto l’Istruzione nostrana nel mondo: si parla, infatti, di rimuovere la classicità dagli studi superiori, privilegiare lo studio della lingua inglese a discapito dell’Italiano, negare le basi fondanti
della ricerca scientifica moderna… soltanto alcuni dei punti in cui si esplica il testo della riforma Moratti, naturale evoluzione (o, meglio, involuzione) del sistema scolastico voluto da Berlinguer, tristemente famoso – tra le altre, aberranti, introduzioni (non del tutto scongiurate) – per aver ridotto l’Esame di Maturità alla stregua di un quiz televisivo: alle tre “i” del Governo, io, in rappresentanza del neo-costituito FUAN varesino, non posso che rispondere con Italiano, Identitarismo, Impegno sociale. Perché, dunque, cambiare il nome del liceo classico cittadino in “Liceo G. Gentile”? Che significato può assumere una scelta di tale entità? Se mai può esistere una nozione che più di altre abbia caratterizzato la mia esperienza di classicista,questa è la consapevolezza della forza dirompente della parola: ricordare ai miei coetanei e vostri fratelli, figli, nipoti la figura di Gentile con una simile attribuzione equivale a riconoscere un’identità
elettiva degli studi letterari, sancire definitivamente il senso di una scuola, il liceo-ginnasio, che già dalla sua inaugurazione – come sosteneva nel 1999 il Prof. Renzo Talamona (esperto conoscitore della storia del liceo) nel suo breve saggio sulle “Note storiche sulla costituzione del Ginnasio «Cairoli» e successivo Liceo e sulla
formazione della biblioteca (1908-1927)”: «[…] Divenuto Liceo Classico poteva, e può tuttora, vantare di offrire una preparazione completa […] nel più ampio contesto della riforma Gentile» apparsa sul nr.14 dei “Quaderni del «Cairoli»” – si configurava in nome della creazione della nuova classe dirigente, che nel contesto avrebbe dovuto garantire la prosperità eterna dell’Italia. Sarebbe sciocco, da parte mia, ignorare il valore dello studio, anche quantitativamente congruo, di culture aliene quali la letteratura e la storia anglo-sassoni, certo fondamentali per interagire con un mondo in trasformazione, ma non è in
ciò che si deve riconoscere il movente di questa mia: piuttosto, la valorizzazione e l’ampliamento degli approfondimenti linguistico-nozionistici sulla nostra cultura possono e devono divenire preziosi strumenti di confronto per rifondare la concezione scolastica
nell’attualità. Si fa un gran parlare di un ipotetico patrimonio condiviso in merito a difficili controversie del passato italiano, eppure si nega quanto di positivo abbia portato alla Nazione la filosofia di un uomo, Giovanni Gentile, che fu martire di quell’ideologia filo-sovietica e filo-cinese che a vent’anni dalla sua esecuzione cominciò a distruggere il modello di scuola che, agonizzante, è stoicamente resistito fino ad oggi. Se l’Istruzione di Gentile ha reso illustri gli Italiani nel mondo, la mentalità che l’uccise li mette in fuga dalla patria. Ricordo, ancora, con affetto le parole di un uomo, il
Preside Prof.Michele Mastrovalerio, che evidenziava a più riprese l’importanza di credere nella posizione privilegiata che “la” Scuola rappresenta, non soltanto a livello locale, ma anche nell’ambito dell’Istruzione pubblica tutta, con quel suo encomio solenne che faceva
eco ad ogni nuova annata: migliaia di giovani hanno vissuto, poi, nel nome di quell’idea – neppure rendendosene conto, spessevolte. Riconosciamo il valore dell’opera di Gentile, ricominciamo ad andare orgogliosi della nostra Identità Italiana!

RingraziandoLa anticipatamente e in ogni caso per l’attenzione ricevuta
Le porgo distinti Saluti

Federico, A. Moretti - Gioventù Nazionale - MSFT Varese

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