L’Unione varesina abbia il coraggio di organizzare le primarie
9 Gennaio 2006
Caro Direttore,
in questo periodo leggiamo sulla stampa e sul tuo giornale molte prese di posizione sul tema “primarie” per decidere il candidato sindaco di Varese del centrosinistra.
Tema appassionante e invocato da molti, ma preoccupante per altri, vi sono state prese di posizione dalle quali traspare la paura di proporre una rosa di nomi e far decidere ai cittadini quale candidato sia il più gradito a chi dovrà poi votarlo.
Come al solito, per qualcuno, “è meglio decidere in pochi”, rispettando “gerarchie” e “competenze”, a decidere deve essere solo il livello politico “comunale”, guai a quei politici di livello “provinciale, regionale, o altro” che caldeggiano le primarie, tuoni e fulmini e “state al vostro posto”, a Varese decidiamo noi (fanno ridere… per tanta supponenza).
Pensa caro Direttore quanto, in nome della democrazia partecipata, sarebbe bello se di tanto in tanto si convocassero assemblee pubbliche dove giustamente parlare di programma, ma si discutesse apertamente anche di candidati, un modo per uscire dalla solita “autoreferenzialità” dei partiti, un modo per far partecipare alle scelte quante più persone possibili.
Tutti siamo consapevoli che battere l’attuale maggioranza di centrodestra è una battaglia molto difficile, l’Unione nel suo insieme dovrà dimostrare grande coesione, dovrà aprirsi e dialogare con tutti, anche con quei cittadini che nel passato hanno votato centrodestra , ma senza dimenticare che esiste circa un terzo di elettori che non votano più (e molti di essi votavano a sinistra), pertanto le primarie possono essere lo strumento per riavvicinare molte di quelle persone, un modo democratico per invogliare a partecipare, senza dimenticare il successo delle primarie nazionali dell’Unione e di quelle in Puglia.
Serve un po’di coraggio, la voglia di mettersi in gioco, la voglia di superare metodi di far politica ormai obsoleti che sanno di vecchio, di già visto, di ripetitivo, serve che i partiti ed i loro rappresentanti escano dalla “autoreferenzialità”, capiscano che la “delega” che i cittadini conferiscono col voto, non è una delega in bianco, i cittadini vogliono contare di più e la disaffezione al voto ne è una prova.
Esiste una grandissima maggioranza di persone, non iscritte a nessun partito, che devono essere coinvolte nelle scelte, occorre trovare sempre di più forme di democrazia partecipata, allargare il più possibile i momenti decisionali, le primarie sono uno di tali strumenti, il volerle negare a priori appare francamente riduttivo e semmai dimostrativo della volontà di “decidere in pochi” tanto poi…. il gregge si adegua.
Senza sminuire il fondamentale ruolo dei partiti, auspico che anche in presenza di un candidato unitario, si dia la possibilità ai cittadini di esprimere anche possibili alternative con lo strumento delle primarie.
Cordiali saluti



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