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La “lectio magistralis” di Achille occhetto

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18 Febbraio 2011

Ai primi di febbraio, in occasione del ventesimo anniversario di quel congresso di Rimini nel quale, il 4 febbraio 1991, venne liquidato il Partito Comunista Italiano, il principale artefice di quella liquidazione ha tenuto a Roma, presso la Casa dell’Architettura, nientemeno che una ‘lectio magistralis’. L’altisonante denominazione con cui la ‘lectio’ era stata pubblicamente annunciata faceva pensare che l’oratore dovesse essere un illustre cattedratico, un luminare di qualche eccelsa disciplina scientifica. Si trattava, invece, di un mediocre personaggio politico, il sig. Achille Occhetto, il quale, anche se conta come il due di briscola nel partito di cui attualmente fa parte, si guadagnò, vent’anni or sono, fama imperitura di voltagabbana e di liquidatore di quello che era stato, a suo tempo, un grande patrimonio di speranze, di sacrifici e di lotte della classe operaia italiana.

La «parte centrale» della ‘lectio’ occhettiana è stata riportata da «l’Unità» del 4 febbraio (pp. 36-37): «Alla Bolognina e successivamente al congresso di Rimini nella sostanza che cosa è successo?», si chiede il voltagabbana. E risponde: «Se si guarda al fatto storico nella sua essenzialità è successo che con la svolta si è spostato il più grande partito comunista dell’Occidente dal campo teorico e politico dell’Internazionale comunista e del marxismo-leninismo al campo dell’Internazionale Socialista. […] Il 4 febbraio 1991 il Pds nasce come partito dell’Internazionale socialista, collocato nel gruppo socialista del parlamento europeo e cofondatore del Pse». […] «Io stesso, assieme a Napolitano e Fassino, ho incontrato i grandi della socialdemocrazia, da Willy Brand a Kinnock, passando per Moroy, Gonzales fino a Mitterand, per chiedere loro» (col cappello in mano, evidentemente) «l’ingresso nell’Internazionale socialista». «Io stesso», proclama con tronfia vanagloria questo nanerottolo politico gonfiandosi come la rana della favola, «sono cofondatore del Partito del socialismo europeo».

Dopo le bolse vanterie, la falsificazione della storia: il neosocialdemocratico Achille afferma di aver «caldeggiata» la nascita di «una nuova formazione politica, che andasse oltre le culture del ’900, pur riconoscendo che nello scontro storico tra comunismo e socialismo democratico aveva vinto quest’ultimo»: una vittoria che viene da lui presentata come epocale e definitiva. Che cosa replicare dunque, da un punto di vista marxista e comunista, a questo ‘revenant’ del 1991? No, signor liquidatore, la partita non è finita, il moderno Termidoro non ha vinto definitivamente. Migliaia di comunisti, e decine di partiti comunisti, sono vivi nel mondo e lottano con raddoppiata energia per la liberazione della classe operaia e dell’umanità dallo sfruttamento e dall’oppressione. Il proletariato, i popoli, non hanno smesso di tendere verso la rivoluzione. Questa è la lezione magistrale da apprendere, non certo quella dei voltagabbana e dei liquidatori.

Spartacus

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