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La mano di Crozza nella formazione del governo Renziloni

Maurizio Crozza sarà a Sanremo  (inserita in galleria)
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18 Dicembre 2016

Gentile direttore,

la composizione del governo Renziloni (per tacere della sua genesi extra-elettorale che lo accomuna ai tre precedenti governi) è una continua fonte di stupore per i cittadini di questa repubblica. Che dire infatti del ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Valeria Fedeli, la quale, arrivata a farne parte (non si sa in virtù di quale selezione o cooptazione), non si è peritata, nel rendere noto sulla Rete il proprio curriculum, di attribuirsi una laurea in scienze sociali, laurea che, dopo opportuni controlli, è risultata essere un semplice diploma triennale? Orbene, il fatto scandaloso non è che il ministro sia una maestra di scuola materna, distaccatasi da questa rispettabile attività per intraprendere una carriera sindacale che l’ha portata anche alla guida di un sindacato dei lavoratori tessili (e noi che, come seguaci di Lenin, sosteniamo la validità della celebre direttiva del grande rivoluzionario russo secondo cui anche una cuoca, in una società comunista, potrà dirigere lo Stato, siamo gli ultimi a sollevare obiezioni sulla provenienza lavorativa della Fedeli); il fatto scandaloso, si diceva, è semmai che questa signora, per una sorta di ‘pruderie’ ideologica di chiara impronta piccolo-borghese, abbia falsificato una dichiarazione pubblica così rilevante per un neo-ministro, come quella inerente ai propri titoli di studio, per tentare di accreditarsi al vertice di un dicastero che, senza richiamare antecedenti illustri come Croce (anche lui senza laurea, ma anche senza il relativo complesso…) e Gentile, ha avuto tra i suoi titolari, per limitarci agli ultimi anni, uomini come Luigi Berlinguer e Tullio Di Mauro.
In effetti, che un dicastero così prestigioso fosse scivolato su un piano discendente era apparso chiaro sin dai tempi della Moratti e della Gelmini, l’una uscita dalle file dell’algido mondo dei manager e l’altra segnalàtasi, quando era già ministro, per la sua catabasi meridionale in quel di Reggio Calabria al fine di sostenervi l’esame di abilitazione all’avvocatura. Del resto, è vero che, come recita il proverbio, il peggio non è mai morto; tuttavia, mai ci saremmo immaginati di avere alla Minerva una persona che mentisce nel dichiarare i propri titoli di studio (la Fedeli, tra l’altro, non ha mai sostenuto alcun esame di maturità, pur dovendo come ministro sovraintendere alla preparazione, allo svolgimento e alla valutazione di questo tipo di prova). Sennonché basta dare un’occhiata agli altri ministri (dall’impagabile Lotti all’inossidabile Padoan, dall’ilare Del Rio all’efebico Orlando, il quale, pur essendo ministro della Giustizia senza laurea in giurisprudenza, si è astenuto dal truccare le carte, senza tralasciare Etruria Boschi, riciclata dopo la cocente sconfitta referendaria come sottosegretario alla Presidenza del Consiglio) per rendersi conto che molto probabilmente, all’origine della catena decisionale che, passando da Mattarella a Renzi (ma sempre sotto la superciliosa vigilanza della ‘troika’ UE-BCE-FMI), ha prodotto il Renziloni, questo aborto di governo-fotocopia, ebbene all’origine della suddetta catena vi deve essere stata la consulenza di Crozza. Ma di ciò non è il caso di stupirsi, poiché, come ebbe a dire Antonio Labriola quando il trasformismo celebrava la sua stagione inaugurale, l’Italia è il paese della tragedia che fa ridere e della commedia che fa piangere. Il numero, veramente sproporzionato, dei comici e dei vignettisti che affollano non solo le redazioni dei giornali e della tivù, ma anche il “teatrino della politica”, è lì a dimostrarlo.

Eros Barone

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