La Padania ed i nostri antenati
3 Giugno 2008
Egr. Direttore,
prendo spunto dalle considerazioni svolte, qualche giorno fa, del lettore Marco Regazzoni per ritornare su un tema che, anche se di interesse più culturale che politico, non va affrontato superficialmente o con chiacchiere da bar dello sport. Il pensiero del lettore da me citato era che paragonare la Padania alle Fiandre od ai Paesi Baschi è assolutamente fuori luogo. Senza riprendere le sue giuste osservazioni vorrei aggiungere qualche cosa anch’io sul tema dei nostri antenati (l’espressione mi piace, perché mi richiama la splendida trilogia araldica dei romanzi di Italo Calvino). In primo luogo parliamo di Padania: quando a scuola, tanti anni fa, si studiava geografia, il nome Padania era semplicemente una connotazione geografica, non politico-amministrativa, un po’ come era l’Italia, per il cancelliere austriaco Metternich che, dopo il congresso di Vienna del 1815, definì sprezzantemente l’Italia un’espressione geografica; l’aggettivo padano inoltre, più che una realtà politico-culturale, a me richiama immediatamente il glorioso Gazzettino padano della Rai di metà giornata.
Venendo poi all’identità del nostro popolo, noi, che viviamo in questa parte della penisola, dovremmo accettare di annoverare tra gli antenati i Celti e, tra questi, gli Insubri in particolare.
Non possiamo allora non fare dei distinguo: se ci riferiamo al D.N.A. dalle nostre contrade sono passati nel corso dei secoli, anzi dei millenni, talmente tanti popoli che sfido ad individuare un elemento identitario prevalente dal punto di vista biologico. Non credo però sia questo il punto, poichè l’identità , a mio parere, si fonda soprattutto sui costumi, la lingua, le leggi, la religione, cioè la cultura in senso lato. Ebbene da questo punto di vista, gli Insubri, sbaragliati, anzi letteralmente disfatti tra il 223 ed il 222 a.C. dai consoli romani Caio Flaminio e Claudio Marcello non ebbero la possibilità di fondersi con i Romani e di trasmetterci neppure una piccola parte di quel patrimonio di civiltà e di cultura che Roma, a sua volta debitrice ai Greci, nel bene e nel male ci ha lasciato. Del resto al nostro patrimonio identitario che, ripeto, è un fatto culturale e non biologico, hanno contribuito sicuramente più i Germani, i cosiddetti barbari, che hanno avuto la possibilità, in un processo di integrazione non facile, di dare e ricevere apporti importanti dagli stessi Romani (non per nulla, dopo la caduta dell’impero d’Occidente nel 476 d.C, nei libri di storia si studiano i regni romano-barbarici o romano-germanici, non celti o insubri). E’un fatto inoltre che i pannelli della mostra allestita in piazza monte Grappa a Varese, al di là del riferimento all’Insubria, parlino prevalentemente dei Longobardi, popolo germanico che ha lasciato significative testimonianze presso di noi (Castelseprio ed Arsago Seprio).
E che dire poi, sempre per continuare l’albero degli antenati, degli Svevi, i cui sovrani nei primi secoli del secondo millennio tentarono di realizzare l’ambizioso progetto di un grande stato unitario, romano-germanico-, dal Baltico alla Sicilia, ponendo fine al particolarismo delle micro città- stato della penisola? Il progetto, come si sa, naufragò per diverse ragioni, non ultima l’opposizione convergente delle città-stato dell’Italia settentrionale e del Papato, nemici acerrimi di qualsiasi processo di semplificazione politica della penisola italiana.
Concludo in maniera un po’ provocatoria e paradossale: se vogliamo, in base a ciò che ho detto, una seconda lingua identitaria, oltre all’italiano, mi sembra che il tedesco a questo punto sia più idoneo di qualsiasi dialetto nostrano (e del resto c’è anche l’antico tedesco, se proprio non si vuole il moderno).
Cordiali saluti,
Mariuccio Bianchi, Malnate
Accedi o registrati per commentare questo articolo.
L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.