La questione morale di Berlinguer e gli scandali
9 Giugno 2014
Gentile direttore,
gli scandali dell’Expo, del Mose ecc. con la mole vergognosa di corruzione dicono che la politica e il malaffare sono entrati in tutte le pieghe della nostra società. L’11 giugno del 1984 moriva E. Berlinguer. A 30 anni dalla sua morte vorrei ricordare a chi lo ha conosciuto ed amato e a quei giovani che non l’hanno conosciuto il coraggio politico, gli errori commessi, il profondo rinnovamento della sinistra e per l’economia di questa lettera, soprattutto la sua forza morale.
In un’intervista ancora attualissima concessa ad Eugenio Scalfari nel 1981 disse: «I partiti hanno degenerato e questa è l’origine dei malanni d’Italia. I partiti hanno occupato lo Stato e tutte le sue istituzioni, a partire dal governo. Hanno occupato gli enti locali, gli enti di previdenza, le banche, le aziende pubbliche, gli istituti culturali, gli ospedali, le università, la Rai TV, alcuni grandi giornali. Insomma, tutto è già lottizzato e spartito o si vorrebbe lottizzare e spartire. E il risultato è drammatico. Tutte le "operazioni" che le diverse istituzioni e i loro attuali dirigenti sono chiamati a compiere vengono viste prevalentemente in funzione dell’interesse del partito o della corrente o del clan cui si deve la carica. Un credito bancario viene concesso se è utile a questo fine, se procura vantaggi e rapporti di clientela; un’autorizzazione amministrativa viene data, un appalto viene aggiudicato, una cattedra viene assegnata, un’attrezzatura di laboratorio viene finanziata, se i beneficiari fanno atto di fedeltà al partito che procura quei vantaggi, anche quando si tratta soltanto di riconoscimenti dovuti.” Questa sua impietosa e lucida denuncia fu bollata come “moralismo” e lasciata cadere. Del suo ci mise purtroppo anche il gruppo dirigente giovane del suo partito, che anziché rinnovarsi, si dilaniò in una lotta fratricida (D’Alema contro Veltroni ecc).
Oggi di fronte ai ripetuti scandali di corruzione tutti dicono che è una vergogna persino il pregiudicato Berlusconi, condannato per evasione fiscale, parlando del Mose e dell’Expo dice che si tratta di “Corruzione intollerabile”. Dimentica che proprio lui (con le leggi ad personam: la riduzione dei termini di prescrizione e la soppressione del falso in bilancio) ha spianato la strada a corrotti e corruttori. “Comunque ricordiamoci”- dice Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità anticorruzione – “che l’abolizione del falso in bilancio non è stata voluta solamente da Berlusconi. Il mondo dell’imprenditoria ha fatto festa. Dopo Tangentopoli pezzi di classe dirigente hanno fatto di tutto per smontare il sistema dei controlli, la politica è stata solo il braccio operativo ».
Che fare per arginare e sconfiggere questo cancro che ammorba da troppo tempo il nostro Paese, divorando economia, coscienze e senso civico ? Non c’è qualcuno che abbia poteri salvifici né che abbia la bacchetta magica per debellare questa piaga, aggiunge Cantone. Bisogna sapere che c’è in Italia un tasso d’etica pubblica molto basso e questo è visibile non solo nella classe politica, ma nell’intero corpo sociale. Occorrono a tutti i livelli: prevenzione, repressione e soprattutto la restaurazione del senso civico attraverso un’educazione capillare che deve interessare tutte le agenzie formative. La vergogna della corruzione non si spazza via da un giorno all’altro occorre riprendere lo spirito civico di quella “Moralità della Resistenza” di cui parla Claudio Pavone Ma per operare in tal senso occorrerà che tutti ma proprio tutti facciano il loro dovere: Politica, Stato, Magistratura, Chiesa, Scuola ed Associazione degli industriali che devono espellere gli imprenditori che corrompono, come ha fatto la Confindustria siciliana che espelle dal proprio organismo chi paga il pizzo.
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