Le cause della violenza giovanile negli stadi
9 Febbraio 2007
Egregio direttore,
sono una ragazza di sedici anni e mi propongo di analizzare brevemente i motivi per cui la violenza negli stadi sta imperversando tra i giovani. Innanzitutto, nella so-cietà si è verificata una crisi della famiglia, che è legata al passaggio da una civiltà ru-rale ad una società urbana e nasce da un individualismo sfrenato che corrode la stessa unità della famiglia.
A ciò si aggiunge la crisi della legalità, che in Italia si manifesta, ad esempio, nella presenza di potenti organizzazioni criminali come la mafia e la camorra, oltre che in una diffusa corruzione che ha investito in particolare il mondo del calcio ed è anche presente nel sistema dei mass media.
La crisi della legalità è collegata alla violenza negli stadi, in quanto la trasgressione della legalità e delle regole su cui si basa la convivenza civile si diffonde in molti set-tori della società, condizionando il comportamento di determinati gruppi giovanili.
La violenza di tali gruppi è anche il frutto velenoso della crisi del calcio, in quanto si assiste ad una progressiva degenerazione delle competizioni sportive, sempre più viziate da fattori che non hanno nulla di sportivo: lo spettacolo come business, le scommesse, il doping, l’azione di formazioni estremiste all’interno delle tifoserie de-gli ultras, l’aberrante individuazione delle forze di polizia come nemici di questi ul-timi e la copertura offerta agli stessi ultras dalle società calcistiche.
I tragici eventi di Catania ci ricordano, infine, che la devianza giovanile nasce dal disagio sociale di periferie degradate (basti ricordare l’ondata di violenze dei giovani della periferia parigina alcuni mesi fa) e dalla crescente precarietà ed elevata disoc-cupazione che affliggono alcune aree del nostro paese.
Quali rimedi proporre per invertire questa tendenza socialmente negativa?
La soluzione ideale, che ritengo però di difficile attuazione, è quella di sganciare il mondo dello sport dai codici del denaro e del successo spettacolare, restituendo ad esso il suo significato originario di affratellamento e amicizia fra i popoli e le perso-ne, uniti ad una sana competizione. Nel frattempo, i poteri pubblici devono interveni-re con efficaci provvedimenti, come in qualche misura sta accadendo, per prevenire, e non solo reprimere, le violenze: lo sport deve essere una valvola di sfogo e una su-blimazione della violenza, non la sua fonte e la sua intensificazione.
Gallarate, 9 gennaio 2007



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