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Le leggi sulla sicurezza servono solo ai consulenti

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25 Aprile 2006

Egregio direttore,
leggo con dispiacere dell’ennesimo infortunio sul lavoro, ma da “uomo di fabbrica” vorrei portare la mia testimonianza.

Ho lavorato, in passato, in aziende che portavano in se rischi elevati. Sono stato responsabile della sicurezza, e vi confesso che la cosa mi pesava molto. Non tanto per gli effetti “legali” derivati dal ruolo, quanto per la impossibilità di garantire ce nessuno si facesse male. Negli ultimi anni sono stati fatti dalle aziende rilevanti investimenti, sul piano della sicurezza e dell’ambiente. E’ ancora vivo nella memoria il getto di acqua colorata di scarico che da una vicina tintoria si buttava in un torrente nei boschi dove sono nato.

Ma come spesso succede in Italia, si fanno leggi estremamente restrittive, sapendo che non potranno essere oggettivamente rispettate. Leggi all’avanguardia, che alimentano solo le tasche di consulenti. E’ importante la carta, i documenti in regola, l’attestato dei corsi, i verbali di formazione. Poi? La gente muore ugualmente. E’ colpa delle aziende? E’ colpa dei dirigenti che non fanno rispettare le regole? E colpa dei lavoratori che per comodità non utilizzano i DPI che spesso impediscono il lavoro stesso, o che, per eccesso di sicurezza, fanno cose che sanno benissimo di non dover fare?

Forse la verità dimora come spesso nel mezzo, leggi e norme servono, ma devono essere praticabili non serve essere in regola con la carta, serve sostanza. Si stà diffondendo la pericolosa credenza che le procedure, i corsi, i cartelli, ecc. proteggono dagli infortuni. Abbiamo il delirio di onnipotenza della tecnologia, e del potere del computer. Le macchine non possono rompersi e devono essere fatte per non far male. Sacrosanta necessità. Ma una macchina di produzione recentemente acquistata aveva un manuale di 70 pagine di prescrizioni di sicurezza alcune francamente ovvie e ridicole, che pur essendo a disposizione per la lettura forse non leggerà mai nessuno. Ma solo cinque pagine ne illustravano il funzionamento! Io penso che per un operatore conoscere il funzionamento del mezzo sia il modo migliore per evitare di usarlo impropriamente. Sono certo di essere stato forse un po’ banale, ed un argomento cosi complesso necessita forti approfondimenti, ma occorre cambiare la prospettiva. Occorre mettere al centro della discussione il lavoratore e rivalutarne il ruolo, ma anche richiedere quel senso di responsabilità per cui è retribuito.

Un piccolo anedotto che penso significativo: esperienze lavorative in Cina mi hanno lasciato con un dubbio. Una moderna fabbrica, aveva una trasformatore elettrico ad alta tensione al centro del piazzale. Tale trasformatore aveva i terminali non solo perfettamente accessibili, ma ad altezza d’uomo. Chiesi stupefatto se non era pericoloso. “ Si ma lo sanno” fu la risposta. Mi mancò la replica.

Buon Lavoro
Paolo Pavanello

Paolo Pavanello

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