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ll Saccheggio dei Ristorni: Roma contro i Suoi Baluardi di Confine

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17 Novembre 2025

Leggo un intervento di un onorevole locale (on. Gadda di Italia Viva ) , l’intenzione del ministro Giorgetti di versare ai comuni di frontiera solo 89 milioni di euro dei 128 milioni di ristorni .Ah, l’Italia eterna, dove lo Stato centrale gioca a fare il Robin Hood al contrario: toglie ai poveri comuni di frontiera per ingrassare i suoi forzieri romani. Immaginate la scena: la Svizzera, con la sua proverbiale generosità orologiera, versa 128 milioni di euro nel 2025 come compensazione per i nostri frontalieri – quei baldi eroi che ogni giorno varcano il confine per pompare ricchezza nelle vene anemiche dell’economia italiana.

E il governo? Ne arraffa 39 milioni con un emendamento alla Legge di Bilancio, lasciando ai paesini come Luino solo le briciole: 89 milioni. Un colpo da maestro, degno di un illusionista da circo, che cambia regole in corsa – dal 3% al 4% di frontalieri per abitante – e vincola i quattrini a usi strampalati, ignorando trattati internazionali e decreti freschi di inchiostro. Al governo c’è la Lega, quella che un tempo gridava “prima il Nord” e “difendiamo i territori”, ma ora pare aver dimenticato le sue origini. Invece di proteggere i piccoli comuni – veri pilastri dell’Italia, che generano Pil con artigiani, imprese familiari e oltre 90.000 pendolari svizzeri – li affossa sotto tagli e burocrazia.

È come se un contadino, dopo aver seminato il campo, decidesse di calpestarlo per far posto a un parcheggio ministeriale. Violano accordi bilaterali del 2020, ratificati nel 2023, che dicono chiaro e tondo: quei soldi sono per i confini, non per tappare buchi nazionali. Costituzione alla mano, leale collaborazione? Macché, evaporati in una nuvola di opportunismo. Qui emerge la grande contraddizione, quella che mi fa pensare a un’Italia schizofrenica, divisa tra un centro vorace e una periferia eroica. Da sempre, i piccoli comuni sono la colonna portante dell’economia nazionale: producono il 60% del Pil con le loro imprese familiari, i loro artigiani, i loro frontalieri che ogni giorno varcano il confine per lavorare in fabbriche elvetiche e riportare ricchezza in Italia. Pensate: oltre 90.000 lavoratori solo nelle zone di Varese, Como, Lecco e oltre. Senza di loro, l’Italia del Nord sarebbe un relitto. E lo Stato? Invece di ringraziarli, li affossa. Taglia trasferimenti, impone burocrazia asfissiante, e ora si appropria di fondi che non gli appartengono. È come se un padre di famiglia, dopo aver mandato i figli a lavorare nei campi, si tenesse i frutti del raccolto per comprarsi sigari a palazzo. Il Ministro , con il suo emendamento, ignora un decreto del suo stesso ministero dell’agosto 2024, che fissava criteri chiari per il 2025.

Quattro mesi dopo, cambia idea senza consultare nessuno: né i comuni, né le regioni. Un trattato ratificato dal Parlamento non si cancella con un emendamento di bilancio, come ha sentenziato la Corte Costituzionale in più occasioni. È illegittimo, punto e basta. Ma andiamo al cuore giuridico, senza troppi latinismi da avvocati: questi ristorni non sono soldi “statali” da redistribuire a piacimento. Sono compensazioni internazionali, versate dalla Svizzera per bilanciare i costi che i frontalieri scaricano sui nostri territori – infrastrutture, scuole, ospedali. Lo Stato italiano è solo un postino: riceve e consegna. L’articolo 15 della Legge 83/2023 garantisce almeno 89 milioni annui ai comuni, ma è una soglia minima, non un tetto. Se arrivano 128 milioni, tutti devono andare ai destinatari. Altrimenti, è una violazione del principio di affidamento legittimo: i comuni hanno già programmato bilanci sul 3%, e ora si trovano con le tasche vuote. Immaginate un sindaco di Luino che deve riparare una strada dissestata dai pendolari svizzeri: con 39 milioni in meno, addio asfalto, addio servizi. E questo in un momento in cui i tagli statali hanno già messo in ginocchio i bilanci locali.

I danni? Irreversibili, amici miei. I comuni di frontiera – da Luino a quelli di Valle d’Aosta e Alto Adige – rischiano il collasso: meno investimenti in trasporti, meno manutenzione, meno attrattività per imprese e famiglie. No, questo è solo un pretesto per centralizzare potere e quattrini, mortificando cinque anni di negoziati bilaterali.I danni? Catastrofici e irreversibili, amici miei. Strade sfasciate, trasporti al collasso, servizi pubblici in agonia: i frontalieri portano miliardi, ma senza ristorni, i territori implodono, con esodi, deserti economici e un’Italia del Nord ridotta a fantasma. Roma ride, i campanili piangono.

Mia intenzione è quella di presentare una mozione al più presto al Comune di Luino per poi poterla diffondere in tutti i comuni interessati , dobbiamo prevenire situazione pericolose per il nostro territorio.Se continua così, prepariamoci a una rivolta dei borghi – e stavolta, non sarà solo folklore. Con preghiera di pubblicazione

Furio Artoni Azione civica per Luino Stati generali del Centro destra

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