Ma l’Italia non è una repubblica presidenziale!
16 Novembre 2011
E’ stato molto esagerato in questi giorni di fitta cronaca politica il (presunto) tradimento del bipolarismo, costituito dal mancato ritorno alle urne.
Non voglio qui soffermarmi sul fatto che – a logica – tale soluzione avrebbe dovuto essere proposta un anno fa quando un gruppo del PDL (Futuro e libertà) si dissociò dall’alleanza elettorale del 2008, passando praticamente all’opposizione.
La realtà è che da un punto di vista delle istituzioni la seconda repubblica è una repubblica parlamentare non meno della prima. In Italia non esiste l’elezione diretta dell’esecutivo: non siamo né uno Stato presidenziale e neanche semi-presidenziale. La nostra è una democrazia parlamentare.
Pertanto, parlano a vanvera quelli che gridano a una sospensione delle istituzioni democratiche per il varo di un nuovo governo senza prima passare per le votazioni.
L’Italia si è avvicinata a un regime bi-polare per l’adozione di un incompleto e imperfetto sistema elettorale maggioritario. Il maggioritario a turno unico spinge per sua natura verso un accorpamento dei partiti politici in due grandi coalizioni. E’ anche prassi dichiarare prima delle elezioni chi sarà il futuro premier, che non può però essere considerato in alcun modo eletto direttamente dal popolo, come per esempio negli Usa, dove i cittadini eleggono in SEPARATI canali elettorali il Congresso e il Presidente.
Se questa è la regola, va da sé che ci sono anche le eccezioni provocate da situazioni di emergenza. Persino l’esempio più chiaro di presidenzialismo che sono gli USA, prevedono delle vie d’uscita in casi critici: se il Presidente esce di scena, perché muore, si dimette, subisce l’impeachment è il vice presidente a subentrare e in mancanza anche del vice presidente sarà la terza carica dell’Unione, cioè il presidente della Camera dei Rappresentanti, che non è ovviamente eletta dal popolo. Non mi risulta che questo sia mai accaduto nella storia americana, ma in casi di guerra o attacco terroristico, potrebbe risultare necessaria.
Quindi nessuno scandalo se una repubblica PARLAMENTARE in una situazione di emergenza, rinuncia a elezioni anticipate, rimandandole a un momento più favorevole.
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