» Invia una lettera

Ma quale attentato?

1 Stella2 Stelle3 Stelle4 Stelle5 Stelle
Loading...

29 Settembre 2014

Egregio direttore,

 periodicamente riemerge – e non manca mai qualche sprovveduto, come l’estensore della lettera n. 162, che vi presti fede e la diffonda – la fola di un attentato che sarebbe stato posto in atto contro Enrico Berlinguer dai ‘perversi agenti’ del più ‘perverso’ tra i partiti comunisti, quello bulgaro, allora in contrasto con la linea revisionista e socialdemocratica portata avanti dal gruppo dirigente del Pci.

Siccome in questi ultimi anni la figura di Enrico Berlinguer è stata mitizzata e il dirigente politico sardo è stato presentato come il pioniere della svolta che ha portato alla liquidazione del Pci e alla nascita del Pds-Ds-Pd, l’invenzione di un attentato è diventata funzionale a questa operazione. Si è così alimentata la voce che nel 1973 ci fosse stato un attentato del Kgb o dei servizi segreti bulgari durante la visita del segretario del Pci a Sofia nell’ottobre del 1973. In effetti, il 3 ottobre di quell’anno, l’ultimo giorno della permanenza di Berlinguer in Bulgaria, il segretario ebbe un grave incidente che, per alcuni giorni, non fu portato a conoscenza della stampa dal Pci. Accadde perciò che, nel corso degli anni successivi, quella visita e il relativo incidente fossero strumentalizzati al fine di accreditare la tesi circa le gravi divergenze che avrebbero contrapposto il gruppo dirigente berlingueriano del Pci e il leader dei comunisti bulgari, Todor Živkov, sull’intervento militare in Cecoslovacchia da parte del Patto di Varsavia nel 1968.

 In realtà, ci sono ottime ragioni per sostenere che contro Berlinguer non fu ordito alcun attentato e il segretario del Pci fu soltanto vittima di un incidente stradale.

Se si tiene conto del fatto che la tesi dell’attentato scaturisce da un’intervista a Emanuele Macaluso realizzata dal settimanale «Panorama» nel 1991, non è difficile rendersi conto della sua inconsistenza. Il senatore del Pci riferì allora chiaramente che Berlinguer gli aveva parlato del sospetto di un attentato. Sennonché un sospetto non coincide con una certezza. Per capire se quello del 3 ottobre 1973 fu un attentato è sufficiente andarsi a rileggere la testimonianza di Evstati Plostakov, dipendente dell’azienda di trasporti bulgara Somat, il quale quel giorno si trovava sul ponte dove Berlinguer rischiò di morire: «Non si trattò di un attentato, ma dell’effetto della negligenza e dell’incoscienza di due congedati che si rincorrevano a bordo di camion dell’esercito». I due camion ‘Zil’, dichiara il testimone, incrociarono infatti il corteo di auto con Berlinguer. Proprio mentre aveva luogo questo incrocio, l’auto della polizia bulgara, che si trovava in testa al corteo, azionò la sirena. Il primo camion riuscì a spostarsi a destra e ad evitare lo scontro con l’auto della polizia, mentre l’altro camion, deviando a sinistra, prese in pieno la vettura sulla quale si trovava Enrico Berlinguer, provocando la morte dell’autista. Plostakov conferma, a questo riguardo, che l’autista del secondo camion non cercò lo scontro: «Ebbi anche l’impressione che l’autista fosse molto bravo, dato che riuscì ad evitare guai peggiori». Del resto, le ricerche effettuate negli archivi del Pcb non hanno dato alcun esito, eccezion fatta per le immagini dell’incidente.

 Dal canto suo, anche se il Pci si astenne dal divulgare la notizia dell’incidente, qualcosa trapelò, tanto che sabato 13 ottobre 1973 l’ufficio stampa del partito fu costretto a fare una precisazione: «In relazione alla notizia pubblicata da qualche giornale sulle condizioni dell’onorevole Berlinguer si precisa che esse sono del tutto normali. Durante il recente soggiorno in Bulgaria del segretario del Pci, l’auto sulla quale egli si trovava ha avuto un incidente a seguito del quale l’onorevole Berlinguer ha riportato leggere contusioni senza alcuna conseguenza». L’incontro tra Todor Živkov e Berlinguer fu poi descritto come un incontro tempestoso, benché nel comunicato congiunto emesso dai due partiti sui colloqui che erano intercorsi non vi fosse nemmeno l’ombra di una polemica. A pagina 5 de “l’Unità” del 5 ottobre è scritto chiaramente: «I dirigenti dei due partiti fratelli hanno constatato con soddisfazione i mutamenti positivi verso la distensione, delineatisi negli ultimi tempi, nei rapporti internazionali». A tale proprosito, le foto scattate durante l’incontro sono quanto mai eloquenti. Gli incontri tra i due leader comunisti si svolsero in un clima disteso, lo stesso clima che si registrerà nel corso di un altro incontro, che ebbe luogo nel giugno 1975, quando Zivkov venne in visita in Italia. Per l’occasione, gli Editori Riuniti, la casa editrice vicina al Pci, fece uscire la seconda edizione de «La costruzione del socialismo in Bulgaria» (la prima era uscita in occasione della visita di Berlinguer nel 1973): un volume che raccoglieva gli scritti e i discorsi di Zivkov.

Inoltre, la recensione per “l’Unità” fu scritta da Gastone Gensini (vedi il numero del 23 giugno 1975), che aveva accompagnato Enrico Berlinguer a Sofia.

 In conclusione, dobbiamo pensare che ci fu un attentato contro di lui nel 1973?

Direi proprio di no dal momento che non lo pensava nemmeno Berlinguer, visto che il leader del Pci non aveva avuto alcun problema ad incontrare Zivkov all’ambasciata bulgara di Roma il 24 giugno 1975, dove, secondo quanto si legge sull’“Unità” del giorno successivo, Zivkov «si è intrattenuto in un cordiale colloquio con Longo e Berlinguer». Tutto ciò è bellamente ignorato dai complottisti che hanno immaginato, e continuano a rilanciare, la tesi di un attentato che sarebbe stato posto in atto il 3 ottobre 1973 a Sofia. Se si trattasse soltanto della comica insistenza di alcuni monomaniaci, non varrebbe la pena di occuparsene, ma siccome accreditare questa tesi fasulla è funzionale alla denigrazione della corrente ‘bulgara’ dei cossuttiani, cui va invece riconosciuto il merito di essersi opposta alla liquidazione del Pci da parte del gruppo dirigente raccolto attorno a Berlinguer, e alla ‘santificazione’ del medesimo in chiave antisovietica e anticomunista, occorre reagire con la massima fermezza e chiarezza a quella che, a tutti gli effetti, risulta essere, nel contempo, una provocazione ed una falsificazione.

Enea Bontempi

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.

Vuoi leggere VareseNews senza pubblicità?
Diventa un nostro sostenitore!



Sostienici!


Oppure disabilita l'Adblock per continuare a leggere le nostre notizie.