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Ma quali liberalizzazioni?

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7 Luglio 2006

Caro direttore, a proposito dell’ormai famoso “pacchetto Bersani”, da convinto sostenitore del liberalismo quale sono, mi pare eccessivo parlare di “liberalizzazioni”. Lo stesso Bersani ha dovuto ammetterlo, cercando di placare i tassisti: “non è propriamente una norma di liberalizzazione, così come è stata interpretata.”
In realtà, quella sulle presunte liberalizzazioni è un’efficace operazione di copertura mediatica, uno specchietto per le allodole, per distogliere l’attenzione da altri punti della “manovrina”.
Basta citare i commi 4 e 5 dell’articolo 38 del decreto legge, secondo i quali ogni banca o intermediario finanziario dovrà rendicontare elettronicamente all’Anagrafe tributaria ogni movimento di valuta, a partire dal 1 gennaio 2001, ad esclusione dei bollettini postali inferiori ai 1.500 euro. Altro che Grande Fratello orwelliano. Siamo sicuri che non sia un preambolo per una nuova patrimoniale? e la “mitica” privacy?
E che dire delle conseguenze della trasformazione di detrazioni e crediti d’imposta in debiti tributari, con un recupero degli ultimi otto anni a favore del Fisco?
Ieri sulla prima pagina del Sole24Ore ho letto un preoccupato (e preoccupante) corsivo, che terminava così:
“In realtà il decreto, nato dall’encomiabile determinazione di bloccare evasori e abusi, finisce per colpire tutti indistintamente. Anche i risparmiatori, che hanno investito in quote di prodotti finanziari. Anche gli investitori internazionali più che perplessi di fronte a un cambio di regime improvviso e, viste le conseguenze, improvvisato.”
Altro che serietà al governo! Altro che “competenza” e “attenzione al bene comune”! Più che l’interesse del consumatore, questa manovrina ha a cuore l’aumento della tassazione indiretta. Bisogna riconoscere che Visco è stato onesto dicendo: “non vogliamo aumentare le tasse più di tanto”. Mentre Prodi ha detto una bugia quando lo ha corretto: “Visco vuole dire che non aumenteremo le tasse, punto”.
I grandi quotidiani “indipendenti” non sembrano intenzionati a spiegare quello che i nostri governanti ci stanno propinando, contando sul fatto che gli italiani sono in gran parte concentrati sui mondiali di calcio e distratti dal clima vacanziero. Se un decreto del genere avesse provato a farlo Berlusconi, non si parlerebbe d’altro e si griderebbe al “golpe”. Se lo fa la sinistra invece…

Mauro Zanzi

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