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Ma una lingua lombarda non esiste!

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6 Maggio 2007

Egregio direttore,
mi sembrano veramente forzate ed affannose le argomentazioni addotte da Giuseppe Radice e dal segretario leghista di Saronno a favore della tesi dell’esistenza di una fantomatica “lingua lombarda”.
In effetti i due erano già stati puntualmente contraddetti dai miei concittadini Macchi, Protasoni e Rubino con i quali condivido la passione e l’interesse per gli studi storici, sia locali che nazionali.
Anche il professor Barone, dal canto suo, aveva evidenziato gli evidenti limiti (e pericoli) di una visione di parte e senza alcun solido fondamento scientifico.
A questo proposito il signor Radice tiene a presentarsi come docente alla “università delle tre età di Saronno”. Mi rivolgo quindi a lui con il massimo rispetto per il suo incarico in un centro di cultura che ha indubbiamente un grande peso a livello locale. Anche se l’Accademia della Crusca è un’altra cosa.
Io penso che il signor Radice abbia equivocato sui termini della discussione.
Cita infatti il dizionario Milanese/Italiano del Cherubini, contraddicendo quindi egli stesso la tesi sostenuta dal segretario leghista secondo il quale esisterebbe un’unica “lingua lombarda”.
Quel dizionario è infatti Milanese/Italiano e non certo (nè poteva esserlo) Lombardo/Italiano.
La successiva forzatura logica a sostegno di una inesistente “lingua lombarda” (tesi secondo la quale questa fantomatica “lingua” avrebbe poi solo alcune diverse inflessioni in alcune località della regione) è contraddetta dalle semplice osservazione evidenziata sia dal Macchi che da Protasoni e Rubino: basta sentir parlare in dialetto un varesino, un bustocco, un bergamasco o un bresciano per verificare come si tratti di “lingue” diverse e assolutamente incomprensibili per il forestiero, tutte senza una comune base “lombarda”.
Al contrario gli unici legami che esistono fra questi diversi dialetti sono proprio quelli derivanti dal latino che – con la sua evoluzione, con le sue contaminazioni e con la sua diffusione su tutto il territorio nazionale – porterà poi a quella lingua italiana che è l’elemento caratterizzante della nostra Nazione.
E non a sproposito, quindi, fu citato quel Ciullo d’Alcamo che già dimostrava l’esistenza di una scrittura (e di una parlata) che si avviava ad essere comune dalla Sicilia alle Alpi.
Tutto il resto, a partire dalle troppe righe autoreferenziali del segretario leghista saronnese, non porta alcun contributo logico alla sgangherata tesi originaria sostenuta dallo stesso.
La conclusione di questa piccola diatriba non può quindi che rimandarci alla necessità di vigilare sempre.
Spesso la passione politica (così come, per altri versi, quella religiosa) porta – a volte inconsciamente – a tentare di piegare la verità a favore di una propria tesi.
E’ successo molte volte, in passato, con conseguenze devastanti per la nostra stessa libertà.
La scienza, la cultura, la ragione non possono mai essere asservite a un fede.
Perchè il sonno della Ragione, alla fine, genera solo dei mostri.
Un cordiale saluto

Giuseppe Provasoli - Gallarate

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