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Mio figlio e la maturità: un’ingiustizia

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12 Aprile 2012

Lo scorso anno Lorenzo, il maggiore dei miei tre figli, frequentò la quinta classe
presso il liceo scientifico-biologico (…) e la mattina del 22 Giugno affrontò la prima prova scritta, il tema di italiano.
Nonostante il suo rendimento fosse tale da porlo in una situazione di tranquillità
(media del 7.15 al terzo anno, del 7.50 al quarto, premiato alcuni mesi prima alla
“festa delle eccellenze” come uno tra i migliori alunni dell’istituto ed ammesso agli
esami con la media del 6.82) Lorenzo non si sentiva tranquillo: da tempo mi aveva
confidato preoccupazione per una improvvisa e decisa ostilità manifestatagli
dall’insegnante di italiano, uno dei tre membri interni della commissione (oltre agli
insegnanti di inglese e microbiologia), nel corso dell’ultimo anno scolastico.
Tornò da scuola deluso non tanto per l’esito della prova quanto per i bruschi
rimproveri, subiti dopo l’appello, del presidente di commissione che lo aveva
redarguito per il suo abbigliamento (una elegante t shirt ed un paio di pantaloni
sportivi sotto il ginocchio) asserendo che “qui non si va in canoa”. Suonava singolare
il fatto che solo lui, fra i molti ragazzi vestiti in quel modo, fosse stato oggetto della
pungente critica.
La seconda prova scritta, biochimica, era una delle materie preferite da Lorenzo
(anche da me ai tempi dell’università): tornò raggiante dall’esame, convinto di aver
svolto un ottimo lavoro. Unico neo il secondo rimprovero del presidente della
commissione, questa volta per il documento di identità sgualcito.
Non fu pienamente soddisfatto invece dalla terza prova, un questionario
multidisciplinare di matematica, inglese, microbiologia, storia e filosofia: si dilungò
nei quesiti di matematica e non fece in tempo a completare tutte le risposte.
Alcuni giorni dopo mi chiamò al lavoro: con voce crepitante mi informò che il
punteggio totale delle sue prove era stato di 22/45, in pratica ben al di sotto della
sufficienza. Comunque il coefficiente maturato negli anni faceva sì che la sufficienza
al colloquio orale gli avrebbe consentito una tranquilla promozione.
Il sabato mattina successivo, giorno dell’esame orale, Lorenzo uscì di casa teso
come mai lo avevo veduto prima, dimenticando a casa il documento di identità. Data
la situazione di estrema intransigenza nei suoi confronti decisi di portarglielo a
scuola.
Stava per iniziare il colloquio ed entrai nella classe, unitamente ad alcuni suoi
compagni. Mi soffermai ad osservare il presidente della commissione, un uomo
corpulento dall’aspetto negligente: barba sfatta, una polo attillata che lasciava
immaginare un fisico decisamente trascurato ed un paio di improponibili pantaloni
zampati color polenta integrale (non sono riuscito a trovare un accostamento più
adeguato). Trovai singolare che, così poco ordinato, criticasse l’abbigliamento altrui.
Lorenzo iniziò l’esposizione della tesina, spazio di norma a disposizione del
candidato ma dopo pochi secondi vidi confermati i suoi timori: l’insegnante di
italiano lo interruppe in modo sarcastico e quasi gli rise in faccia. Fissai
nervosamente la professoressa, cercando di incontrare il suo sguardo senza riuscirvi.
Lorenzo accusò l’attacco, poi riprese il filo del discorso e la sua esposizione divenne
via via più sicura. Anche l’insegnante di biochimica tentò una sortita del genere,
confutando con dialettica claudicante ed argomenti fuori luogo la didascalia di
un’immagine a video.
Il colloquio proseguì: Lorenzo andò bene in matematica, correggendo gli errori dello
scritto ed approfondendo gli argomenti, bene in microbiologia ove tra l’altro il
docente si dichiarò pienamente soddisfatto dello scritto -si seppe in seguito che
l’aveva valutato con un mortificante 6/15- bene in inglese ed anche in biochimica
nonostante l’insegnante, nel tentativo di sviluppare gli argomenti ben oltre le proprie
conoscenze, mise a nudo le proprie lacune avventurandosi in un discorso che risultò
incomprensibile ai presenti. Quindi toccò ad italiano.
L’insegnante pareva infastidita dal buon esito dell’esame di Lorenzo e fece di tutto per
metterlo in difficoltà, alternando toni altezzosi a continue interruzioni e smorfie di
disappunto. Per la seconda volta cercai invano il suo sguardo, poi mi rivolsi ad un
compagno di Lorenzo seduto accanto a me e gli sussurrai “ma perché ce l’ha con
lui?” Lui fece le spallucce e rispose “ e’ tutto l’anno che fa così”. Quindi bene in
filosofia, così così in storia. Nel complesso un colloquio sicuramente positivo.
Il presidente gli rivolse la domanda attitudinale: “cosa farai l’anno prossimo?”
“Vorrei iscrivermi a medicina…” rispose Lorenzo. L’uomo sorrise ed il suo volto
assunse un’espressione amichevole, quasi volesse stemperare la tensione che la sua
collega aveva creato, poi lo guardò negli occhi e lo congedò con un amichevole “ in
bocca al lupo”. Non sono queste le parole che si rivolgono a chi si intenda bocciare!
Lorenzo uscì dalla classe, tutti i compagni presenti si strinsero intorno a lui
congratulandosi per il risultato positivo dell’esame. Mi sentivo piuttosto nervoso ma
il buon esito della prova, sicuramente oltre la sufficienza, mi fece superare l’astio per
il comportamento inadeguato dei docenti di cui sopra.
Nei giorni seguenti ben altri pensieri mi affollarono la mente: mia moglie subì un
lungo e delicato intervento chirurgico alla spina dorsale fortunatamente senza
complicazioni. La mia famiglia si strinse intorno a lei, cercando di farle vivere la
convalescenza nel modo più sereno possibile. Ma la tranquillità era destinata a non
durare: esattamente 24 ore dopo le sue dimissioni dall’ospedale il telefono di casa
squillò ed il vice preside, con tono di circostanza, notificò a Lorenzo il mancato
superamento dell’esame di maturità.
Ingiustizia era fatta.
Se non avessi assistito al colloquio orale mi sarei sentito deluso e tradito da mio
figlio, ma così era diverso: l’ira si impadronì di me a tal punto da precipitarmi come
una furia nella scuola dove -forse fu un bene- non incontrai alcun docente facente
parte la commissione.
Scoprii inoltre che, tra le diverse classi 5° dell’istituto, solo 3 alunni su oltre 160
erano stati ritenuti non idonei: Lorenzo e due suoi compagni di classe.
Nelle ore che seguirono cercammo febbrilmente di organizzare il ricorso al T.A.R.
(Tribunale Amministrativo Regionale). Il caro amico Nicola, mio professore al liceo
ed ora preside in pensione (lontano solo geograficamente), mi informò sui documenti da richiedere alla segreteria scolastica; nel contempo ebbi un lungo colloquio con
Luca, stimatissimo legale del capoluogo lombardo. Mi informò che il T.A.R. non
aveva il potere di ribaltare la sentenza bensì di intervenire in presenza di vizi
formali (nel tal caso l’esame sarebbe stato invalidato e quindi da ripetersi) o di
disparità del trattamento (l’esame sarebbe stato rivalutato da una commissione
nominata). Dopo avermi chiesto nel dettaglio ogni informazione in merito mi spiegò
che il suddetto tribunale non ha potere neppure in merito alla valutazione delle prove
d’esame, anche per questo la quasi totalità dei ricorsi ha esito negativo, tuttavia,
considerando i fatti (soprattutto il percorso scolastico di Lorenzo) sussistevano i
presupposti per il ricorso. Le probabilità di successo erano, comunque, scarse.
Per tutto il pomeriggio Lorenzo mi seguì in silenzio, assorto nei suoi tristi pensieri,
incredulo della situazione che si era venuta a creare intorno a lui. Mentre guidavo in
silenzio ricordai le parole di Ferdinando, uomo di valore e serio professionista:”gli
insegnanti dei nostri tempi, quelli veri, che amavano la scuola, vivevano e
crescevano con le loro classi ormai sono una rarità, una specie in via di estinzione ”
cui seguirono nella mia mente quelle dell’amico preside Nicola “tu sai quanto amavo
la scuola, eppure ho dovuto lasciarla: si era ridotta ad un insieme di ignoranza e
frustrazioni.”
Il giorno seguente incontrai la preside dell’istituto, persona delicata e disponibile: si
dichiarò stupita e rattristata per l’accaduto e si premurò di farmi consegnare in pochi
giorni i documenti scolastici relativi all’esame di Lorenzo. In prima pagina spiccava il
giudizio di ammissione: i risultati ottenuti sono tali da consentirgli di superare
abbastanza agevolmente tutte le prove d’esame. Ciò si poneva in palese contrasto con
le valutazioni, soprattutto del colloquio orale che, con estremo stupore dei testimoni,
venne valutato con un ingiusto ed umiliante 13/30!
Pochi giorni dopo l’amico legale mise a punto il ricorso, autenticato con una marca da
bollo da 600 (seicento) euro.
Nelle nottate insonni che seguirono parlai a lungo con Lorenzo che non seppe
giustificarmi l’improvviso astio nei suoi confronti dell’insegnante di italiano: più volte
si era comportata in modo ostile e sgarbato, rimproverandolo spesso e senza motivo.
Stesso discorso per il profitto: nel corso dell’ultimo anno non raggiunse mai la piena
sufficienza in un tema, in netto contrasto con le valutazioni degli anni precedenti.
Cosa abbia indotto questa persona a ciò rimane a tutt’oggi un mistero, così come il
comportamento ambiguo dell’insegnante di microbiologia e quello inadeguato della
professoressa di biochimica.
Circa un mese dopo il T.A.R. rese nota la sentenza: il ricorso non veniva accolto in
quanto il fatto che uno studente abbia un percorso scolastico positivo non significa
che debba per forza superare l’esame.
Ingiustizia era completa!
Lorenzo non volle ripetere l’anno in quella scuola, teatro di delusione, nauseato dalla
sola idea di rivedere i docenti di cui sopra e si iscrisse in un altro istituto anche se
molto più scomodo da raggiungere.
Alcune settimane dopo, in una calda ed assolata domenica di agosto, l’amico
avvocato mi contattò informandomi che aveva provveduto a far consultare le prove scritte di Lorenzo da alcuni docenti universitari: al di là del fatto che buona parte di
queste (soprattutto biochimica e microbiologia) era stata valutata ben oltre la
sufficienza -ma come si è detto ciò non è contestabile in sede legale -venivano
definiti “allarmanti” i criteri formulati dalla commissione: griglie compilate in modo
incoerente ed impreciso, contestazioni errate e fuori luogo, mirate non alla corretta
valutazione del lavoro svolto bensì a giustificarne il voto insufficiente. Mi propose di
appellarci al Tribunale del Consiglio di Stato, idea questa che accolsi
immediatamente con sincero entusiasmo: mi si riproponeva l’opportunità di riparare
ad un torto subito da mio figlio, come avrei potuto rifiutare?
Comunicai la mia decisione alla preside e richiedemmo un altro documento, quello
relativo alle ultime interrogazioni di Lorenzo (quelle più vicine all’esame di maturità
ed a programmi ultimati o quasi), ulteriore prova della preparazione scolastica di mio
figlio: tali voti davano la media del 7 esatto.
Come è possibile che uno studente venga valutato da 7 a maggio e da 4 a giugno nelle
medesime materie, con lo stesso programma ed a volte con il medesimo insegnante?
Di norma uno studente al cospetto dell’esame di maturità intensifica i propri sforzi,
mirando a colmare le eventuali lacune per migliorare la propria preparazione, non
certo per peggiorarla!
Con quale oscuro criterio un docente promuove ogni anno un alunno, lo ammette con
giudizio e valutazione intorno al 7 per poi stroncarlo in sede d’esame, sconfessando
totalmente il proprio operato? Una simile incoerenza avrebbe dovuto far riflettere chi
di dovere in merito alla serenità della commissione, purtroppo ciò non avvenne: il
ricorso inoltrato alla fine di settembre (anche questo con contributo unificato di 600
euro) non venne accolto da l Tribunale del consiglio di Stato. Ci rimasi male: anche se
probabilmente non sussistevano i tempi tecnici per la rivalutazione dell’esame, avevo
a lungo cullato la speranza che mio figlio riavesse almeno parte di ciò che gli era
stato tolto.
Ingiustizia era totale!
Luca, il bravo avvocato così coinvolto e disponibile fu molto contrariato di questo:
convinto dell’ingiustizia subita da mio figlio dimostrò ancora una volta il proprio
spessore di uomo non chiedendo alcun rimborso per il lavoro svolto e si accollò
persino le spese di consulenza.

Siamo all’epilogo di questa avventura che non avrei mai pensato di raccontare,
dolorosa ed onerosa sia dal punto di vista emotivo che economico che di perdita di
tempo ma che (per quel che mi riguarda) rifarei di nuovo, con maggiore accanimento.
Ben conscio che nulla di irreparabile sia accaduto, da genitore fatico a digerire
l’amaro boccone dell’ingiustizia subita da Lorenzo, lezione diseducativa ed
immeritata che lo costringe ad un anno di sosta nel suo percorso di studi.
Sarebbe bastata la valutazione corretta anche solo degli scritti o del colloquio orale
per consentirgli di superare l’esame ma ciò non è accaduto e lo scorrere degli eventi
mi vieta di credere che ciò sia avvenuto in buona fede.
Reo di non so quale colpa, Lorenzo ha imparato sulla sua pelle che a volte nella vita
occorre chinare il capo, che il termine giustizia spesso non rispecchia il suo nobile
significato meritocratico e, ciò che è peggio, ha perso fiducia in questo alto valore.La bocciatura ha infranto i suoi progetti, quelli di un giovane smanioso di affrontare
l’avventura universitaria gomito a gomito con gli amici di sempre, di discuterne le
esperienze, di proseguire nella propria formazione culturale e personale.
Spero che mio figlio riesca ad apprezzare i lati positivi (pochi per la verità) di questa
vicenda: oltre alla solidarietà dei famigliari la disponibilità del preside Nicola, la
correttezza del legale Luca e soprattutto la sconfinata lealtà degli amici, quelli veri,
che gli sono sempre stati vicini. Sarò sempre riconoscente a tutti loro.
Dal canto mio nutro molta rabbia per ciò che è accaduto ed altrettanto astio verso i
docenti in questione, protagonisti in negativo della vicenda. Forse se avessi parlato
anzitempo con l’insegnante di italiano avrei chiarito eventuali malintesi o comunque
creato un precedente, ma non immaginavo una situazione del genere: ritenevo
esagerati i timori di mio figlio, amplificati dalla sua giovane età e dalla impazienza
di iniziare la nuova esperienza di vita.
Voglio infine abbracciare idealmente tutti i giovani che si apprestano a sostenere
l’esame di maturità con un sincero :”coraggio ragazzi, manca poco, mettetecela
tutta” ed auguro loro di non subire la sorte toccata a mio figlio…
Ogni riferimento a fatti e personaggi citati è assolutamente veritiero e reale, ora si sta
valutando la possibilità di citare in giudizio tre dei componenti la commissione per
una mezza dozzina di illeciti: abbiamo oltre 160 pagine di documenti e testimonianze
e c’è da ritenere che questa volta la giustizia seguirà un differente iter.
In ultimo, come recita l’antico detto cinese, potrò sedermi tranquillo sulla riva del
fiume: sono un pescatore e l’attesa non mi preoccupa…

Paolo M.

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