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Per combattere l’inquinamento occorre potenziare subito i trasporti pubblici

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20 Gennaio 2006

Il blocco del traffico automobilistico, se di vero blocco si può parlare, ha aperto il flusso del dibattito e della polemica sull’utilità del provvedimento. Non ci si può limitare alla discussione sterile su quanto accade nel momento in cui sta accdendo, occorre cogliere questa opportunità per lavorare a futura memoria.

Uno dei modi é quello di partire da alcune evidenze: Varese é inquinata e non solo quando non piove, a Varese si circola a fatica, a Varese il trasporto pubblico non é stato valorizzato. Tutto questo penalizza prima le persone, tutte, poi i lavori e le attività che si svolgono nella città, comprese quelle commerciali che sinora hanno difeso la libertà del trasporto privato nella speranza che questo si traduca in aumento del giro d’affari.
Occorre un cambiamento, un cambiamento che sia tale da soddisfare le esigenze di salubrità ed ambientali e quelle lavorative e commerciali ed occorre che questo cambiamento arrivi in fretta. Non possiamo continuare in questa situazione in attesa di tangenziali e bretelle di collegamento che, al di là della loro utilità, richiedono anni per essere realizzate.
Occorre scegliere e la scelta non può essere altra che innanzitutto orientata in direzione del potenziamento del trasporto pubblico locale (TPL) e nella razionalizzazione della logistica urbana, sapendo che lo sviluppo dei sistemi di TPL, urbano ed extra-urbano, necessita di una strategia di contrasto alla diffusione di mezzi di trasporto di proprietà privata, strategia di contrasto che non può essere lasciata alla disponibilità dei singoli a rinunciare al proprio mezzo.

Del TPL devono essere potenziate le caratteristiche qualitative fondamentali: aumento della capillarità delle reti, aumento delle frequenze, aumento della velocità commerciale. E’ importante intervenire sugli aspetti organizzativi e tecnologici (orari, infrastrutture, tariffe, informazioni) e riducendo l’impatto ambientale dei mezzi, ma è importante garantire che queste caratteristiche possano esprimersi. Dato che la congestione automobilistica crescente le ha rese meno effettive quando non le nega del tutto, occorre liberare il TPL dal traffico che ne dilata i tempi di percorrenza: quindi stop forte al trasporto privato e realizzazione di parcheggi di interscambio. Servono più autobus (ecologici), ma servono anche corsie preferenziali e serve indurre la cittadinanza all’uso del mezzo pubblico garantendole una migliore mobilità ed un migliaramento ambientale. Per fare tutto questo occorre il controllo pubblico diretto sulla società che gestisce il TPL.
Si può, per una volta, lasciar correre che la “vecchia maggioranza” non sia stata in grado di proporre nulla di serie ed efficace, né un piano del traffico né un piano dei posteggi, ma non si può non sottolineare la responsabilità del centrodestra, che prima ha ostacolato il trasporto pubblico e poi ha venduto la società che lo gestisce. Un secondo piano di intervento, considerando come una parte consistente della mobilità urbana (e dei suoi effetti negativi) dipenda direttamente dalle attività di distribuzione finale delle merci (camion e furgoni, quasi sempre con standard ecologici decisamente carenti e coefficienti di carico scandalosamente bassi, contribuiscono ad aggravare la circolazione e la sosta) deve riguardare la riorganizzazione radicale del sistema distributivo, coinvolgendo amministrazione locale, imprese commerciali, imprese di logistica e di trasporto. Occorre puntare a punti di smistamento esterni ed all’utilizzo di mezzi alternativi all’interno della città: questa è la soluzione che consente contemporaneamente di migliorare l’efficienza economica (grazie ad un maggior riempimento dei mezzi) ed ambientale (grazie all’introduzione di flotte di mezzi a metano o elettrici). Certamente non si tratta di operazioni semplici, è infatti necessario reingegnerizzare i processi, introducendo capacità imprenditoriali e manageriali.

In sintesi: meno traffico veicolare privato, più trasporto pubblico, un altro sistema di distibuzione di merci e servizi. Sono ipotesi di lavoro: qualcuno, oltre allo stare in coda o al girare con la mascherina sul volto, é in grado di formularne di migliori? Se sì apriamo la discussione, avendo come obiettivo non quelle di garantire comunque interessi settoriali a discapito di quelli generali, ma quello di garantire un miglioramento per tutti, anche accettando la penalizzazione, quella minima necessaria, di taluni “interessi limitati”.

Angelo Zappoli

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