Per Giulia

18 Novembre 2023
Il lago ora sarà silenzioso, non più voci, non più auto, non più flash. Ci saranno le luci delle case, tremanti, che si riflettono nelle acque, leggermente increspate e si confondono con i profili scuri delle montagne attorno.
Eppure, quel silenzio, sopra quelle acque di un azzurro così intenso da sembrare surreale, stona, nulla ha a che fare con la tragedia di una morte così assurda, ancora, di una vita piena, giovane, fresca strappata al mondo.
“La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo”, dice Dio a Caino nella Genesi, e questa sera, anche per un non credente, vien da pensare che “la voce del sangue di una nostra sorella grida a noi dal suolo”, ed è come se a gridare fosse, in un tragico ossimoro, anche quel silenzio surreale.
Un grido di rabbia, di ribrezzo, di dolore.
Un grido sentito troppe volte.
Un grido disarticolato, perché nessuna parola in nessuna lingua può restituire pienamente l’atrocità di una vita stroncata da un gesto tanto violento e assurdo.
E allora che valore hanno le condanne del “dopo”, la parole spese, le dichiarazioni tardive, i flash, i fiumi di inchiostro, queste stesse lettere battute a pc davanti ad una tragedia così immagine.
Che valore ha tutto ciò davanti al corpo di una ragazza uccisa e abbandonata in un canalone, vicino alle sponde di un lago?
Davanti ad un umanità che è morta con lei, uccisa in modo meschino.
Forse il silenzio è l’unica risposta possibile.
O forse la risposta è quel grido, quel “sangue di nostra sorella che grida a noi dal suolo”.
Quel grido che da disarticolato si fa compiuto e dice basta, basta, basta.
Basta figlie, mogli, nipoti, amiche uccise.
Basta a questa violenza così subdola e strisciante.
Ma quel grido ha bisogno della nostra voce; da solo si spegnerebbe fra canali e valli, finendo per essere un sussurro sulle acque del lago.
E’ un grido, allora, che ha bisogno della voce di un’umanità vera, che si stringe, che accoglie, che ascolta, che si attiva. E che non dimentica, stupendosi ogni volta davanti alla violenza.
Quel grido è la nostre voce che ogni giorno deve risuonare, “basta”.
Che nessuno taccia, nelle case, nelle scuole, negli uffici. Che nessuno taccia, che nessuno si volti, che nessuno chiuda gli occhi. Quel sangue è lì, che grida e ci chiama, per dire, ancora una volta “basta”.
Giacomo
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