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Potatura degli alberi a Busto, il parere di un agronomo

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22 Febbraio 2012

 Buongiorno,

leggendo la lettera a voi inviata e pubblicata, intitolata "scempio o potatura a Busto?", non posso far finta di nulla. Non per mancanza di fiducia in una risposta attenta e corretta del direttore, ci mancherebbe. Da addetto ai lavori e come perito agrario, penso di poter chiarire alcuni aspetti più tecnici. Chiariamo subito una cosa: non intendo difendere ne accusare nessuno, amministrazione di Busto e ditta appaltatrice.

Carissimo Paolo,
partiamo da qualche concetto di base. La potatura è un male necessario.
Qualsiasi giardiniere questo dovrebbe saperlo. Le piante sono in grado di badare a se stesse.
L’intervento dell’uomo serve a risolvere alcuni problemi che si presentano in fase di crescita proprio perchè il genere umano utilizza le piante per motivi estetici, o nel caso delle piante da frutta, per cercare di equilibrare l’anno di carica e l’anno di scarica, tipico comportamento di quelle specie che preparano le gemme a frutto nello stesso istante in cui stanno portando a maturazione i frutti presenti.
Per le piante ornamentali, può essere utile per agevolare la produzione di fiori.
Ora immaginiamo l’albero in un contesto urbano. Un albero non si può limitare. Cresce, per fortuna, producendo ossigeno e consumando la Co2 che noi produciamo.
In un contesto urbano non si può lasciar crescere libero. Va tenuto sotto controllo per evitare problemi a lungo termine di spazio e disagi vari.
Ovviamente, esistono talmente tanti tipi di alberi, che andrebbero scelti prima di piantarli, in base alle esigenze della pianta e allo spazio disponibile. Ma questo non è da tutti.
La tecnica della potatura è una sola. I tagli devono essere effettuati in maniera corretta.
E’ sbagliato pensare che se taglio tutti gli anni la pianta non cresce, anzi. Bisogna conoscere il comportamento e il modo di crescere di una pianta per potarla correttamente. Se sbaglio, creo uno squilibrio alla pianta, che potrà crescere anche di piu di quello che era, in maniera squilibrata e pericolosa.
Quante volte si vedono viali ridotti a una fila di appendiabiti per giganti… e poi… se non si taglia tanto è come non aver potato… Sbagliato!! E’ il come si pota non il quanto!!!
Pensate alla bufera di vento che ha sradicato diverse piante in città: i Celtis del viale Togliatti sono venuti giù come birilli. Le piante del parco a fianco del cimitero sono ancora tutte li, salvo qualche ramo. Queste non sono state mai potate.
Perchè?
perchè le continue potature hanno permesso ai patogeni di avere vie d’accesso facili e prive di difesa (i tagli) indebolendo l’apparato radicale e facendo crescere un tot di rami che non doveva esserci; poco ancoraggio e maggior peso in alto… il risultato s’è visto.
Per una corretta gestione delle alberature pubbliche andrebbero rispettati quelli che in gergo si chiamano i turni di potatura. Gli alberi appena piantati, scelti correttamente, vengono indirizzati e fatti crescere in modo ordinato e naturale, facendo pochi tagli di indirizzo ogni due anni. Fatti senza autoscala vista l’esigua altezza.
Poi man mano che il tempo passa e la pianta cresce, gli intervalli tra un intervento e l’altro si allungano, fino ad arrivare a 8/10 anni per piante over 50. E’ dimostrato che si spende meno e le piante si conservano nella loro maestosità e nel loro umile servizio che ci danno per permetterci di respirare.

Quello che ho visto fare spero che sia un tentativo di iniziare una corretta gestione delle alberature in città, che sono state rovinate da anni di mala gestione e di scelte scriteriate e che in alcune situazioni non si è neppure riusciti a recuperare.
Un intervento atto ad eliminare quei rami che un domani possano essere di intralcio alla circolazione (con le piante occorre essere lungimiranti) evitando cosi di distruggerne inutilmente la chioma con le conseguenze già viste.
Saluti

Davide

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