Primarie, perché danno tanto fastidio?
7 Gennaio 2006
Caro Claudio Del Frate,
giustamente nel tuo post it del 30 dicembre evidenzi “i furbetti del quartierino nostro” che recalcitrano di fronte alle primarie per scegliere il candidato sindaco di Varese.
Il clima è veramente paradossale e vagamente ricorda quello del teatro beckettiano di “Aspettando Godot”. Ho partecipato a un paio di assise del centro-sinistra (al convitto De Filippi e alla palazzina della Cultura, in dicembre) dove si sarebbe dovuto cominciare a discutere della questione, ma l’aria che si respirava era quella di una partita a poker “con il morto”. Dove il morto era evidentemente il candidato sindaco. Nessuno degli esponenti politici presenti si è espresso né sulle candidature né sul metodo per arrivarci. Scarsi i convenuti tra quelli che dieci anni fa (o un secolo?) si definivano della società civile, molti (e in realtà pochi anche loro, ahimé !) gli “addetti ai lavori”, alias esponenti di formazioni politiche più o meno rappresentative, ma comunque puntuali nello svolgere il loro compitino di presenza istituzionale. Nel 1996 ricordo ben altro clima ed entusiasmo partecipativo tra chi abitualmente ritiene si possa far politica anche senza una tessera in tasca..
Oggi l’ottimismo imperante è quello di chi, alla meno peggio, pensa che il Cavaliere possa farsi male da solo (ma intanto qualcuno degli speranzosi si tira la zappa sui piedi comprata all’Ipercoop, come si vede in una vignetta pubblicata su “Repubblica”), di modo che l’onda lunga dell’agognato cambiamento politico nazionale riversi i suoi benefici effetti anche sulle sponde padane. Salvo poi decidere con il solito metodo chi dovrà confrontarsi con Maroni o chi per esso: quello stesso metodo che ha prodotto l’ultima vittoria “bulgara” di Fumagalli. A proposito: nessun cenno autocritico su quell’autogol di quattro anni fa, quando né Alfieri né Fassa arrivarono almeno al ballottaggio !
Certo alla scadenza di aprile nessuno può arrivarci in bellezza: cinque anni di sistematico dissesto istituzionale sono duri per tutti, vista anche l’ultima legge elettorale – vera ciliegina avvelenata sulla torta – che ci fa tornare ai tempi in cui i partiti facevano il bello e cattivo tempo, senza nessuna “società civile” da digerire come purgante post-Tangentopoli.
Però mi chiedo: qualcuno tra i meno avventati esponenti politici del centro-sinistra si sta rendendo conto – a Roma come a Varese – di quanto poco ci sia da scherzare visto che, persa la partita, non ci sarà più “trippa per gatti” per nessuno e, dunque, nemmeno per loro ?
Sarò cinico, ma spero che almeno questo argomento spinga tutti ad accettare regole partecipative che ancora vengono viste, all’interno degli apparati politici, come un fastidio da evitare fino all’ultimo. Tempo volendo – anche se non molto – ce n’è ancora.
Cordiali saluti
I furbetti del quartierino nostro del 30 Dicembre 2005



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