Pseudonimi: indicativi e divertenti
25 Maggio 2009
Egr. direttore,
come tradizione torna l’argomento degli anonimi. La signora Roberta parla dell’orgoglio di firmarsi, altri danno la caccia a Fassuni, il signor Vaghi li definisce "coraggiosi" che lanciano sassi nascondendo la mano dietro pseudonimi. Possibile che nessuno ne parli bene? Nemmeno gli pseudonimi?
Eppure ci sono anche aspetti non negativi, soprattutto se consideriamo che sono più importanti le idee e i fatti di chi li esprime.
Si può essere costretti all’anonimato per ruolo, non solo per codardia o vergogna delle affermazioni fatte.
C’è una categoria di pseudonimi a cui non prestiamo la giusta attenzione: quelli per “vezzo”. Quelli che apparentemente non hanno motivo di nascondersi. Non capisco se lo facciano per modestia, per supponenza, per menare per il naso gli altri, per dar sfogo ad una seconda personalità o per altro. In ogni caso hanno il pregio di essere divertenti perché lasciano libero e lecito sfogo all’immaginazione.
Ce ne sono di veramente carini. Prendiamo ad esempio Ulisse. Possiamo liberamente raffigurarcelo in base ricordi scolastici. Il fisico non era bello, ma tarchiato e grosso. Il carattere era la parte notevole: sfuggente, viscido e falso, in pratica il suo ruolo nei poemi omerici è quello del “Grande Ingannatore”. Il fatto poi che si firmi in latino ci preannuncia il resto: uno stile ampolloso ed esibizionistico.
Lasciando perdere lo scherzo e t ornando al punto di partenza, prego quelli che periodicamente se la prendono con chi usa soprannomi, di vedere la cosa da un’angolazione diversa. Nome e cognome ci identificano ma non dicono nulla di noi: non li abbiamo scelti. Gli pseudonimi invece possono essere caratteristci: ognuno ha deciso il suo.
Con i miei migliori saluti
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