Quei “prodi” autonomi di Corso Buenos Aires
27 Marzo 2006
Caro Direttore,
mi permetta di rispondere, anche se in ritardo, alla lettera inviataLe da Giacomo Premoli della Direzione Provinciale dei DS.
Penso che tutti abbiano assistito allo spettacolo indegno organizzato (e annunciato con largo anticipo su indymedia ed altri “siti amici”) con scientifica precisione dai no global dei centri sociali milanesi due settimane fa: eviterò perciò di dilungarmi in commenti scontati e già sentiti, perchè le immagini parlano da sole.
Durante la manifestazione di civile protesta organizzata dai commercianti milanesi in seguito agli scontri provocati dai centri sociali, Alleanza Nazionale ha deciso di esporre i manifesti “incriminati”, recanti lo slogan sibillino “NO AI PRODI AUTONOMI”.
Mi pare evidente quanto la scelta dei termini utilizzati fosse voluta: con l’aggettivo “PRODI” si voleva evidentemente porre l’accento, in modo ironico, sul coraggio” (sic!) manifestato dai no-global, che hanno agito con il volto coperto, distruggendo auto e vetrine con una violenza ed un disprezzo inquietanti.
Ma ancora più inquietanti sono le parole di Francesco Caruso (rinviato a giudizio per reati sovversivi e ciononostante candidato dall’Unione alla Camera dei Deputati), che considera quei delinquenti col volto coperto degli “EROI”, dei “VALOROSI”: dei “PRODI”, quindi.
E qui è scattato automaticamente il gioco di parole…
I maliziosi – come il buon Giacomo Premoli – vedranno nel termine usato un sottile riferimento al Professore: e in effetti, come biasimarli? Non è certo stata Alleanza Nazionale ad allearsi con “disobbedienti”, “no global” caserecci e pretucoli di periferia passibili, a mio avviso, di scomunica…
Non voglio unirmi alla schiera di coloro che amano strumentalizzare qualsiasi cosa, ma d’altronde l’assist fornitoci dal Professore è assai ghiotto… anche se ci lascia un retrogusto amarognolo, perchè pensavamo di poterci confrontare con una Sinistra moderna ed aperta al dialogo (e Giacomo Premoli ne è l’espressione: un politico corretto ed equilibrato, onesto intellettualmente e sempre disponibile a confrontarsi con chi sta “dall’altra parte della barricata”), e invece i veterocomunisti di corso Buenos Aires ci hanno riportato alla dura realtà.
L’augurio che rivolgo allo stimato Giacomo Premoli è quello di riuscire, prima o poi, a smarcarsi dalla sinistra “antagonista” (che, francamente, nella sua disperata ricerca di un motivo per cui essere sempre e comunque rivoluzionaria ad ogni costo, ci fa un po’ pena…) e a diventare una forza moderata e credibile. Fino a quel momento, difficilmente si potrà guardare alla cosiddetta “alternanza” di governo senza rabbrividire al pensiero di ciò che ci aspetta…
Distinti saluti



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