“Quelle versioni di latino tradotte in albergo”: compiti estivi sì o no?
7 Giugno 2014
Caro direttore,
con la chiusura delle scuole si è riaccesa la discussione sull’utilità o meno dei compiti a casa e per le vacanze. Il dibattito non è vivo solo in Italia, ma anche in altre nazioni. Sono molti i Paesi dalla Francia, agli USA, al Giappone che hanno abolito o ridotto di molto l’utilizzo di compiti per favorire il tempo in famiglia. In queste nazioni dove non si assegnano compiti a casa e/o per le vacanze non è che gli studenti siano meno diligenti o meno bravi a scuola di altri. Del resto lì dove si danno molti compiti, come succede da noi, non è che i risultati in termini di profitto e di apprendimento siano poi così tanto incoraggianti. “La mole di compiti sui ragazzi è immensa”- sostiene il prof. Marco Lodoli, più noto come scrittore, ed ha aggiunto – “Una mole cui non corrisponde neanche un grande risultato in termini d’apprendimento”.
Gli studenti più furbi e capaci esauriscono nei primi giorni tutti i compiti assegnati, dedicandosi poi con piacere alle attività più divertenti; mentre i più pigri, rinviano quotidianamente l’impegno riducendosi agli ultimi giorni, durante i quali s’impegnano in un tour de force che difficilmente esonererà i familiari. Quale genitore non si è rovinato almeno una volta i pomeriggi o le vacanze, facendo i compiti al posto dei figli? Ricordo che molti anni fa in un viaggio a Pasqua a Leningrado e Mosca, prima del crollo dell’Unione Sovietica, passammo, mio fratello ed io, gran parte delle ore di volo e in albergo a tradurre le versioni che erano state assegnate alle nipoti per le vacanze pasquali di cinque giorni. Fummo pure fermati per oltre due ore alla dogana di Leningrado perché il vocabolario di greco, quello di latino e un testo di storia dell’arte, con quadri di nudi di donne, furono scambiati, da un ignaro funzionario, forse per codici cifrati di 007 e libri pornografici.
A questo punto bisognerebbe chiedersi: “Che cos’è una vacanza scolastica? A che serve?”“Perché da noi si danno questi benedetti compiti per le vacanze e in altri paesi no?”
L’etimologia della parola vacanza deriva “dal latino: [‘vacantia’], che significa letteralmente ‘mancanza’, vuoto, sgombro, libero, senza occupazioni”. Ne consegue che la vacanza è un periodo di riposo, senza occupazioni, previsto per chi lavora o studia al fine di far riposare il proprio organismo. Quindi una vacanza scolastica è un’interruzione dell’attività didattica quotidiana, nella quale lo studente ( e si spera anche l’insegnante) libero dalle incombenze di routine, si riposa e ricrea la mente, dedicandosi ad attività senza scopi immediati, in vista di una rigenerazione delle proprie forze per poter riprendere con più lena e proficuamente le attività scolastiche future.
Perciò lì dove non si assegnano compiti per le vacanze in genere, gli insegnanti hanno un calendario scolastico in cui le ferie sono organizzate in modo più accurato per tutto l’anno con un armonico equilibrio tra studio e riposo; e non sono solo concentrate per lo più nelle festività e in estate come da noi. Il motivo invece per cui in Italia le vacanze lunghe si fanno in estate è perché abbiamo ancora un calendario scolastico concepito per una società agricolo-industriale, nella quale le scuole chiudevano perché i figli dovevano aiutare i genitori nella stagione del raccolto nei campi. Ora molti insegnanti ed anche tanti genitori pensano che quasi tre mesi di vacanza alle elementari, un po’ meno nelle altre scuole, siano dei tempi eccessivi d’inattività che porterebbero gli studenti a dimenticare gran parte di ciò che hanno appreso, da qui la necessità di compiti aggiuntivi durante le vacanze, necessari a tenere in allenamento i ragazzi. Chi opera in questo modo in sostanza, fa riferimento ad un tipo di pedagogia di stampo prettamente mnemonico duro a morire che ha il suo cardine in una visione didattica finalizzata, nella migliore delle ipotesi, ad istruire cioè nel far accumulare all’allievo un cumulo di nozioni da mantenere sempre a memoria e non ad educare, delegando altresì alle vacanze di supplire a quello che non viene svolto adeguatamente a scuola. Ma “in una società come la nostra, ”- dice lo psicologo Fabrizio Boninu – “costantemente connessa e nella quale circolano una miniera di informazioni ovunque, non si può pensare che i ragazzi apprendano solamente all’interno del contesto scolastico. Questo rende in parte superflua l’idea di compiti da fare a casa e durante le vacanze legati alla visione di tenere vive e fresche le conoscenze acquisite a scuola durante l’anno.”
Nelle società moderne, dove c’è equilibrio tra impegno scolastico e riposo, si pensa che a scuola, e sola a scuola, nelle normali attività quotidiane, nel rapporto docente/discente, debba espletarsi e in gran parte risolversi l’attività formativa dell’insegnante. La prima finalità dell’insegnamento, non consiste nell’avere tanto una “testa ben piena” quanto una “testa ben fatta”, come raccomandava Montaigne già nel Seicento. Che significa una “testa ben fatta?” “Significa che invece di accumulare il sapere è molto più importante disporre allo stesso tempo di un’attitudine generale a porre e a trattare i problemi; ed avere principi organizzatori che permettano di collegare i saperi e dare loro senso” (E. Morin).
Una scuola moderna dovrebbe avere come scopo primario quello di formare degli autodidatti, cioè persone in grado di aggiornare autonomamente il proprio sapere. Che fare a questo punto?
Le questioni da affrontare sarebbero molte, ma per l’economia di questa mia riflessione suggerirei di incominciare con il riformare la nostra scuola adeguandola agli standard del Terzo Millennio; mentre per l’immediato tenterei di uniformare il nostro calendario scolastico a quello delle altre nazioni europee. Per affrontare utilmente e modernamente questa ultima questione non è necessario andare molto lontano: basta passare il confine a Stabio e prendere il calendario scolastico svizzero o copiare quello della Scuola Europea di Varese, sono ottimi tutti e due. In entrambi sono compenetrati in maniera, direi ottimale, impegno scolastico e riposo.
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