Razzismo, Xenofobia, Autoritarismo
2 Ottobre 2008
Caro direttore,
ringraziandola anticipatamente per il gentile spazio che è solito concedermi, vorrei intervenire con la presente nel merito di alcune vicissitudini che, a mio avviso, ci possono fornire elementi chiave per la lettura dell’attuale situazione politica nel nostro paese.
In questi giorni si fa un gran parlare, spesso un semplice vociare, di una eventuale questione ‘razzista’ nel nostro paese, ovvero a seguito di sconcertanti casi di violenza, di cui alcuni molto efferati, il paese, i cittadini e in primis i giornalisti, si sono interrogati sulla questione: ‘In Italia esiste una possibile deriva razzista?’.
Sicuramente è una domanda difficile. Credo che prima di tutto bisogna distinguere tra razzismo e xenofobia, due realtà estremamente differenti. Mentre la prima prevede una posizione ideologica e culturale da parte di uno o più individui fondata sull’odio, il risentimento e la gerarchizzazione nei confronti di chi non è ritenuto etnicamente puro, o appartenente al proprio ceppo etnico, la seconda è una più ingenua (ma comunque pericolosa) incapacità di capire, accogliere e convivere con chi porta con sè un corredo genetico, ma soprattutto culturale, diverso dal proprio. Mentre il razzismo è, fortunatamente, del tutto assente in Italia (eccetto alcune immancabili minoranze delle minoranze), la xenofobia, ovvero questo sentimento etereo di insicurezza, di paura del diverso, di assenza di certezze riguardanti il proprio futuro, minacciato sempre più dallo ‘straniero’, sta purtroppo vivendo un momento di splendore in tutto il paese.
La cavalcata intrapresa dalla xenofobia in Italia ha molti fattori scatenanti, alcuni esterni alla politica (crisi economica, profonda incertezza verso il futuro, assenza in molti strati sociali, sia umili che alti, dei necessari strumenti culturali per affrontare con intelligenza determinate avversità ecc…), altri interni ad essa (è indubbio che molti partiti e uomini politici della destra in Italia, così come all’estero, non cerchino di spegnere il fuoco xenofobo, bensì lo alimentino giorno per giorno nella speranza di ottenerne benefici elettorali).
Insicurezza e xenofobia, pericolosissima accoppiata, stanno fomentando alcuni comportamenti politici assolutamente discutibili e deleterei per il futuro della nazione. Insicurezza e xenofobia generano autoritarismo. Non è difficile scorgerlo nelle recenti parole del primo ministro Berlusconi che sole poche ore fa elogiava la forma legislativa del Decreto Legge, strumento con il quale scavalcare il parlamento, e, sempre riportando le sue parole, ‘strumento per imporre al parlamento’ la sua volontà (mi chiedo se Berlusconi ricordi che viviamo in una repubblica parlamentare e non presidenziale, e mi domando a quando la sua prossima dichiarazione ove vorrà trasformare l’ingessato e lento parlamento italiano in un ‘bivacco per i suoi manipoli’).
L’autoritarismo trabocca anche nella presenza dell’esercito per le strade italiane, presenza sicuramente non deleterea di per se stessa (tanto per capirci, gli stessi Carabinieri sono forze armate che rispondo al Ministro della Difesa, e non degli Interni), ma che rimanda a scenari certamente poco democratici. Inoltre l’autoritarismo diventa alleato sempre più stretto del particolarismo (sindaci sceriffo, federalismo ecc…) e di un certo campanilismo conservatore che, a mio avviso, procurerà danni ingenti all’intera nazione. Il recente caso di Parma, seppur ancora da accertare nel merito del corretto svolgimento dei fatti, è figlio di questo clima culturale. Sia se il ragazzo fosse del tutto innocente, sia se egli stesse svolgendo l’azione di palo per uno spacciatore, la reazione della polizia locale di Parma è stata sicuramente esagerata (7 agenti della polizia municipale in borghese, contro un ragazzo di 22 anni disarmato e solo), e mostra comunque una forte anomalia procedurale. Come mai a svolgere una azione anti droga erano stati chiamati agenti comunali e non la Polizia dello Stato o i Carabinieri, sicuramente più preparati, seri, e capaci di svolgere con maggior efficienza certi compiti? Credo che il primo passo da svolgere in questa vicenda non sia, come ha affermato ieri sera a Matrix il ministro Maroni, dare sempre maggiori poteri alle entità locali, comprese le polizie municipali, bensì fare un grande passo indietro, affermare l’autorità dello stato centrale nei confronti delle entità locali, richiamare all’ordine chi, investito del semplice ruolo di amministratore locale, crede di essere il feudatario, il vassalo del proprio comune, e invertire la deleteria tendenza a incolpare lo stato italiano di ogni male, e a vedere nel federalismo, nel particolarismo, nella distruzione dell’ente centrale, il futuro della propria città a discapito di quello del proprio paese, della propria nazione. Quando l’Italia viveva di particolarismi era la schiava d’Europa, o come asseriva Klemens von Metternich, essa era ‘una semplice espressione geografica’. Non dimentichiamocelo.
Un cordiale saluto,
Accedi o registrati per commentare questo articolo.
L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.