Referendum: chi ha vinto?
14 Giugno 2005
Egregio direttore,
relativamente all’esito del referendum, a sconfitta ha aasunto dei connotati devastanti per i promotori dello stesso. Il 25% è un dato veramente bassissimo. Detto questo, chi ha vinto? E poi, che fare
adesso? Innanzitutto riconoscere che il giudizio del popolo italiano su questa materia non è quello che i referendari sostenevano. Già questa realistica e non scontata considerazione sarebbe opportuna, e non (come ho letto oggi
sui giornali) sostenere che “c’è stata disinformazione”, che la gente “non ha capito”, che “l’ignoranza ha prevalso” o che “la Chiesa è il nuovo soggetto politico italiano”. Ma, per la miseria, ma la stima per l’Io, per la libertà
delle persone, per la testa e il cuore di ciascun individuo, dove vogliamo metterla? A parte che se avesse vinto il Sì, le affermazioni che ho appena citato sarebbero state rese al contrario, in ogni caso io penso che chi ricopre ruoli di pubblico interesse (politici, scienziati, etc.) divengano consapevoli del fatto che gli uomini, le persone, non seguono ormai più quello che dice
e che fa uno di loro solo perchè lo dice o lo fa, ma giudicano sui contenuti.
E, in qesto caso, hanno giudicato che l’embrione ha un valore maggiore di qualunque quesito referendario. Bisogna accettare questo giudizio, fino in fondo. Le persone non hanno disertato, hanno espresso un giudizio chiarissimo
e inequivocabile. In ultimo, non ha vinto la Chiesa intesa come gruppo d’interesse, “partito politico” o che dir si voglia: ha vinto, e me ne compiaccio, per chi crede in Dio, quella concezione del cristianesimo più elementare, semplice
e intelligente che riconosce di appartenere a Qualcuno più grande di sè, che senza calcoli o compromessi giudica la difesa della vita irrinunciabile perchè sacra, data, donata. Per chi sperimenta questa consapevolezza nella
sua vita, chi può pensare che un referendum sia in grado di scalfire tale certezza?
Il dibattito in corso non è culturale o politico (nonostante abbia ricadute ovvie in questi campi) ma esclusivamente ontologico, relativo alla concezione
che ciascuno ha di sè, della vita e del mondo. Valorizzando l’esperienza di ciascuno mi auguro che su queste domande, a prescindere dal referendum, ciascuno si interroghi profondamente.
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