Ricordiamoci dell’esempio politico, civile e morale di Giacomo Matteotti

11 Giugno 2024
Egregio Direttore,
desidero ricordare l’esempio politico, civile e morale di Giacomo Matteotti, deputato socialista, barbaramente assassinato il 10 giugno 1924 a Roma da sicari fascisti, per ordine di Mussolini, per le sue denunce pubbliche delle continue e gravi violenze commesse dai fascisti. Il 3 gennaio 1925, alla Camera dei deputati, Mussolini si assunse pubblicamente la «responsabilità politica, morale e storica» del clima di violenza nel quale fu compiuto tale assassinio quindi vennero emanate le leggi eccezionali c.d. “fascistissime” con la decadenza dei deputati che avevano partecipato alla secessione dell’Aventino come protesta per tale delitto e dei deputati comunisti. Nel dicembre 1925 fu stabilita la supremazia del Governo sul Parlamento, nel febbraio 1926 fu abolito il carattere elettivo delle amministrazioni locali, affidate a funzionari nominati del Governo, furono soppresse la libertà di stampa, la libertà sindacale, la libertà di associazione e la libertà politica e nel novembre 1926 furono sciolti tutti i partiti e le associazioni contrarie al regime fascista.
Matteotti aderì giovanissimo alle idee socialiste, impegnandosi sempre per combattere la diffusa miseria e la profonda povertà e per migliorare le miserevoli condizioni di vita e di lavoro dei contadini nel Polesine. Fu eletto alla Camera nel 1919 e rieletto nel 1921 e nel 1924 e venne soprannominato “Tempesta” dai suoi compagni di partito per il suo carattere battagliero e intransigente; nel 1921 pubblicò la ”Inchiesta socialista sulle gesta dei fascisti in Italia” in cui denunciò le continue e gravi violenze delle squadre d’azione fasciste durante la campagna elettorale per le elezioni politiche. Nell’ottobre 1922 fu espulso dai massimalisti rivoluzionari dal Partito Socialista con i riformisti che seguivano Filippo Turati, così fondò il Partito Socialista Unitario, di cui divenne segretario, e sostenne che il lento miglioramento delle condizioni economiche del Paese, dopo la grande guerra contro cui si era duramente espresso, era dovuto non al fascismo ma al popolo ma che a beneficiarne erano solo i ricchi proprietari terrieri e i capitalisti e non i ceti poveri e popolari. Alle elezioni politiche dell’aprile 1924 Matteotti fu rieletto in un grave clima di intimidazioni e di violenze perpetrate dalle squadre d’azione fasciste, così il 30 maggio 1924 intervenne alla Camera per contestare i risultati elettorali, denunciando le gravi violenze e le numerose illegalità commesse dai fascisti per vincere le elezioni. Il 1º giugno il Popolo d’Italia, organo del Partito fascista, pubblicò un articolo scritto da Mussolini in cui Matteotti era indicato espressamente come il principale oppositore. Il 10 giugno 1924, prima che potesse denunciare pubblicamente la corruzione del Partito fascista, del Governo e dello stesso Mussolini per tangenti prese da una compagnia petrolifera americana, fu rapito e ucciso per ordine di Mussolini da sicari fascisti; alla Polizia Albino Volpi, uno dei sicari, raccontò che durante la lotta Matteotti pronunciò la frase: «Uccidete pure me, ma l’idea che è in me non l’ucciderete mai»!
Nella commemorazione del centenario del suo assassinio, alla Camera dei Deputati, il 30 maggio 2024 il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha affermato che: «Il rapimento del Deputato socialista Giacomo Matteotti, a cui fece seguito la sua crudele, barbara uccisione, fu un attacco al Parlamento e alla libertà di tutti gli italiani. La violenza che aveva caratterizzato le azioni del movimento fascista, dopo le aggressioni ai lavoratori organizzati nei sindacati e nelle cooperative, contro le Istituzioni, si rivolse al Parlamento. Lo Stato veniva asservito a un partito armato che si faceva regime, con la complicità della Monarchia. Giacomo Matteotti, impegnato per il riscatto dei ceti più poveri, sapeva come le libertà dello Stato liberale dovevano tradursi in effettivi diritti per tutti gli italiani. Manifestazione di un impegno che avrebbe trovato eco nella lotta di Liberazione e nella scelta repubblicana da parte del popolo italiano. La Repubblica si inchina alla memoria di Giacomo Matteotti, difensore dei ceti subordinati e martire della democrazia».
Nella nostra arida società, spesso interessata solo al vuoto profitto economico da conseguire a qualsiasi costo umano e sociale, ormai immemore della propria storia, mentre in molti Paesi europei si ripropongono pericolosi movimenti estremisti e razzisti neofascisti e neonazisti, che si richiamano apertamente a ideologie illiberali di un tragico, cruento e drammatico passato, il coraggioso esempio politico, civile e morale di Giacomo Matteotti, come quello del sacerdote cattolico Giovanni Minzoni, dei liberali Piero Gobetti e Giovanni Amendola, del comunista Antonio Gramsci e dei socialisti riformisti Carlo e Nello Rosselli, ci deve ricordare sempre il valore profondo, attuale e sempiterno dello Stato e delle Istituzioni democratiche con la partecipazione di tutti i cittadini ai diritti di eguaglianza e di giustizia civili e sociali per il Bene pubblico e comune.
Colgo l’occasione per porgere i miei più cordiali saluti.
Alberto Morandi
Laveno Mombello (VA)
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