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Riflettendo sulla sicurezza lungo la Valle dell’Olona

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27 Settembre 2017

Egregio Direttore,

Vorrei parlare di una mia recente escursione in bicicletta nella Valle dell’Olona che, diversamente dalle aspettative, si è dimostrata tutt’altro che rilassante.

Come è noto a molti, si tratta di un sentiero che si snoda per una ventina di chilometri, da Castellanza a Castiglione Olona, fiancheggiando in certa misura il fiume Olona e il sedime di una vecchia linea ferroviaria internazionale, dismessa da decenni, la Valmorea, la quale terminava a Mendrisio, in Svizzera.

Il circuito, percorribile senza fatica, attraversa un’ampia area valliva e boschiva punteggiata, vuoi da realtà industriali, vuoi da antichi siti accolti sotto l’egida dell’Unesco in quanto Patrimonio dell’Umanità, come ad esempio il bellissimo Monastero di Torba, a Gornate Olona, e il parco archeologico di Castelseprio.

In questo spazio, perlopiù protetto dal traffico automobilistico, incrocio panorami suggestivi alternati a scorci molto meno poetici, come gli stabili fatiscenti, dismessi negli anni ’70, o i transiti accanto al fiume lungo i quali l’odore nauseabondo prodotto da decenni di sversamenti chimici raggiunge le narici senza pietà.

Ma andiamo avanti.

Nell’arco di poche pedalate l’ambiente si trasforma radicalmente.

Man mano che avanzo colgo segni di una nuova trascuratezza che, in qualche modo, ha il merito di portare a galla il reale degrado del territorio circostante, scaraventandolo con rabbia sotto gli occhi di tutti per chiederne conto: erbacce incolte, staccionate divelte, manto stradale danneggiato da profonde buche, cavi elettrici penzolanti (che oltre a deturpare il paesaggio, forse sono anche pericolosi), rifiuti abbandonati intorno ai capannoni industriali dismessi e persino panchine date alle fiamme.

Ebbene, se prima lo squallore della superficialità dell’uomo verso l’ambiente era mascherato da un’edulcorata patina di bon ton – l’erba e il manto stradale curati, le adeguate recinzioni che delimitano il percorso evitando l’accesso alle aree dismesse –adesso, si vede con chiarezza che il re è nudo.

Sì, perché l’area che accoglie questa pista, sfruttata per anni per attività produttive industriali (e in parte lo è tuttora), è sempre rimasta priva di un piano complessivo di interventi di bonifica.

Recenti studi condotti dalla Regione Lombardia riferiscono più di un caso di superfici a rischio per rilascio di sostanze inquinanti.

Secondo queste analisi, infatti, almeno uno degli stabili lungo la ciclabile della Valle Olona, la Cartiera Vita Mayer di Cairate, è stato ufficialmente dichiarato potenzialmente rischioso dal punto di vista della salute in quanto contaminante. Ciononostante, nessuno ha disposto un intervento di bonifica del suo terreno (sarà colmo di amianto? chissà!) e nessuno ne ha disposto un monitoraggio costante.

Alla luce di quanto finora esposto, forse il vandalismo e l’abbandono di rifiuti che ho potuto documentare durante la mia pedalata, soprattutto nel percorso che attraversa Cairate, non sono soltanto gesti pessimi e deprecabili, ma segnalano un malessere sociale in risposta anche alla diffusa sciatteria dell’amministrazione dei Comuni che hanno deliberatamente abbandonato il loro territorio all’incuria, trasformandolo in terra di nessuno.

Rifletto che la complessiva trascuratezza di questa zona, oltre a offendere la vista e lo spirito, può generare inevitabilmente altro decadimento, non ultimo il crimine. Ma finché l’ambiente (come anche l’arte e tutta la cultura in senso ampio) rimarrà un concetto marginale e trascurabile per chi amministra i beni pubblici, non si capisce come potrebbe essere prioritario per chi sta ai margini della società.

Così, mi pongo alcune domande: chi ha il dovere di farsi carico della manutenzione dei luoghi pubblici? Chi dovrebbe ridare decoro al territorio? Chi dovrebbe farsi carico di immobili abbandonati quando i proprietari non sono più reperibili e/o non rispondono?
I Comuni? Le Province? La Regione? Lo Stato?

Per quanto ne so, la manutenzione di quella pista è di spettanza dei comuni attraversati e il risultato è sotto gli occhi di tutti: alcuni di essi hanno evidentemente ottemperato al proprio dovere, mentre altri non l’hanno fatto.
Inoltre, mi sembra che la normativa nazionale indichi a chi inquina l’obbligo di pagare gli interventi di bonifica e di ripristino ambientale. Però, prevede anche che, qualora i responsabili non siano individuabili, o non rispondano, gli interventi debbano essere realizzati d’ufficio dal Comune territorialmente competente, o se questo non risponde, dalla Regione.
Ma, intanto, sono trascorsi quasi cinquant’anni da quando la cartiera di Cairate è stata dismessa ed è ancora lì, con i suoi inquinanti. Mentre le istituzioni si fanno mute.

Quale significato assegneranno all’ambiente, le amministrazioni di questi comuni negligenti? E quale senso attribuiranno alla sicurezza?

Dal mio modesto punto di vista, la sicurezza è una categoria concettuale molto ampia che comprende diversi significati e, tra le tante accezioni, include la tutela e salvaguardia ambientale.

Con amarezza concludo che ho la netta impressione di vivere in un Paese dove tutti si credono superiori ed estranei alla natura, tutti la possono violentare, ma nessuno ammette la propria responsabilità.

Ringraziando per il tempo gentilmente dedicato alla mia lettera, porgo cordiali saluti

Clementina Daniela Sanguanini

Commenti

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  1. Avatar
    Scritto da PM

    Buongiorno Sig.ra Sanguanini,
    con la presente sono a chiarire alcuni aspetti riportati nella sua lettera. La manutenzione della ciclabile spetta all’ente Provincia di Varese che, dopo la scellerata riforma Del Rio, non ha le risorse per intervenire ma, come proprietaria, ne ha l’obbligo (cosa che è impedita ai Comuni poichè questi non possono usare risorse proprie per interventi su beni di terzi). La bonifica della ex Cartiera Vita Mayer è iniziata e a tal proposito è stato anche attivato un sito internet per l’aggiornamento costante degli interventi (www.cartieracairate.it). Da oltre 3 anni la società proprietaria dell’area Prealpi e Servizi ha attivato tutte le azioni per la bonifica della stessa quali: 200 carotaggi per la verifica del sottosuolo, messa in sicurezza dell’eternit, analisi delle fibre sospese, verifica statica degli edifici ecc ecc). Proprio in queste settimane è in corso la rimozione totale di tutto l’amianto, il rifacimento del muro di cinta crollato e nel mese di Ottobre saranno abbattuti i primi 2 edifici. E’ chiaro che trattandosi di un’area enorme lasciata in stato di abbandono per 40 anni prevale visivamente il degrado rispetto gli interventi ma, trattandosi dell’unica iniziativa in tutta la Provincia di recupero di area ex industriale totalmente finanziata da risorse pubbliche (per intendersi non la mera cessione ad un privato per farci un centro commerciale), ci vorrà un po’ di tempo per vederla rinascere. Credo però che entro il mese di Ottobre con la demolizione dei primi due edifici e gli altri interventi calendarizzati sarà più chiaro anche agli utilizzatori della pista ciclabile che l’area non è più oggetto di abbandono. Nel ringraziarla per le sue considerazioni, la saluto cordialmente. Paolo Mazzucchelli – Sindaco del Comune di Cairate (sindaco@comune.cairate.va.it)

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