Riprendiamoci la dignità di essere umani
10 Aprile 2013
Egregio direttore,
nello scrivere questa lettera sono mosso dal desiderio di condividere cosa è successo qualche giorno fa a Milano.
Siamo sempre pronti a denunciare cosa non funziona tanto che ormai abbiamo fatto l’abitudine alla negatività. Invece voglio raccontare di quella luce che è filtrata nonostante il cielo artefatto e sfregiato dalle irrorazioni clandestine.
Sabato 6 aprile ho partecipato alla manifestazione per dire no alla mafia che ci governa ideata da Massimo Rodolfi, a conclusione di una serie di incursioni non violente realizzate in tutta Italia. Il corteo composto da un migliaio di persone si è snodato per le vie di Milano pacificamente, nonostante certi slogan denunciassero con fermezza gli attacchi operati ai danni dell’umanità. Le questioni scottanti portate in piazza convergevano sul protestare contro l’ impossibilità del popolo di essere sovrano politicamente, economicamente, culturalmente e militarmente. Gli oratori che si sono succeduti nel comizio finale hanno portato l’attenzione su temi di cui nessun partito politico si occupa, come le scie chimiche, il signoraggio bancario e i vaccini. Ma al di sopra di tutto è emerso che per uscire dalla crisi è necessario ridare dignità alla gente. L’umanità è a un bivio. Sprofondare nella barbarie o rinascere come la fenice dalle proprie ceneri. La storia ci insegna che i grandi cambiamenti epocali sono stati determinati dal riconoscere di più l’altro. La marcia sostenuta per compiere il tragitto che divide Porta Venezia da piazza Duomo ci ha catapultato nel mondo affaristico e clientelare delle banche. In quelle strade, citando Dante, mi era parso di aver smarrito la dritta via. I marciapiedi erano deserti, i pochi passanti parevano dire sono qua ma non sono di qua e tutto sembrava confermare che l’umanità si è svenduta per un piatto di lenticchie. Nonostante quell’inferno alimentato da chi è lontano dalla propria natura, in realtà non è mai mancata quella luce necessaria per godere della bellezza della vita. L’ho trovata riflessa negli sguardi di chi stava marciando consapevolmente per il bene comune. Facendo parte del servizio d’ordine ho avuto la fortuna di vedere sfilare gran parte dei manifestanti. Mi ha colpito la loro compostezza e la fiducia di essere al posto giusto nel momento giusto. Ho visto nei loro volti la dignità di essere umani e la consapevolezza di compiere qualcosa per il bene del pianeta nel quale viviamo. E quello che ho visto non lo posso nascondere a nessuno e men che meno a me stesso. Riprendiamoci la dignità di essere umani. Ce lo impone la nostra natura profonda, ce lo chiede il bambino che domani sarà adulto, lo dobbiamo all’anziano che ha vissuto per lasciarci un mondo migliore.
Luca Tomberli
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