Storia del debito pubblico italiano, edizione Tremonti
31 Dicembre 2011
Caro direttore,
si è concesso un mese di riposo, zitto e nascosto. Ora è tornato con un lungo articolo sul Corriere.
Certo, anche questo, come gli scritti del passato, di quand’era ministro del Tesoro, prende la corsa da lontano, quasi dai tempi di adamo ed eva, ma via via l’argomentazione si fa chiara e comprensibile.
Nell’articolo Tremonti si cimenta con la storia del debito pubblico italiano denunciandone la pesantezza e l’insostenibilità, lui che l’ha lasciato in vetta al 125 % del Pil, insieme con il rischio di default per la stessa democrazia, e indicandone l’origine, lui che è stato a lungo amico di Craxi, nella politica propugnata da Moro e Berlinguer.
Nel discorso del Tremonti fuori stress c’è chiarezza ma, anche perché cosa più difficile da sanare, non verità.
A riprova delle fantasie e strumentalità tremontiane circa le responsabilità di Moro e Berlinguer nella lievitazione del debito pubblico, bastano i dati di una ricerca commissionata dallo Studio Ambrosetti, luogo di analisi e riflessioni frequentato abitualmente dallo stesso ex ministro.
Nel 1980, quando la politica di solidarietà nazionale era già stata tragicamente stroncata con l’assassinio di Moro, il debito pubblico era inferiore al 60% del Pil, compatibile quindi con i parametri fissati successivamente a Maastricht.
Nel 1983, governo elettorale Fanfani e primo governo Craxi, il debito raggiunse il 69,93%.
Nel 1984, governo Craxi, 74,40%.
Nel 1985, governo Craxi, 80,50%.
Nel 1986, governo Craxi, 84,50%.
Nel 1987, governi Craxi, Fanfani e Goria, 88,60%.
Nel 1988, governi Goria e De Mita, 90,50%.
Nel 1990, governo Andreotti, 94,70%.
Nel 1991, governo Andreotti, 98%.
Ecc. ecc. ecc.
Cordiali saluti e buon anno !
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