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Storie di ordinaria malasanità? O di Pazienti impazienti?

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28 Luglio 2014

Gent. Direttore, 

in relazione alla lettera pubblicata in data 23 luglio: "storie di ordinaria malasanità", penso di potermi identificare nel "medico della mutua" in questione.
Credo sia doveroso da parte mia per rispetto nei confronti dei miei Colleghi e nei miei confronti fornire la mia versione dei fatti:
Il giovedì mattina in questione ho ricevuto dalla mia Assistita una telefonata nella quale mi riferiva che da due giorni lamentava rialzo febbrile, abbassamento di voce e tosse secca; ho fissato un appuntamento nel tardo pomeriggio nel mio studio; nel corso della visita ho guardato la gola e auscultato i polmoni, con esito negativo ( in termini tecnici oro faringe indenne, nulla all’ ascoltazione polmonare). Ho posto diagnosi di verosimile laringotracheite virale febbrile, consigliato tachipirina, suffumigi con acqua e bicarbonato, e di non sforzare la voce. Ho congedato la Paziente con l’indicazione a richiamarmi se la sintomatologia non fosse regredita nei giorni seguenti. Ho ricevuti tramite mail del servizio informatico della Regione Lombardia la comunicazione di revoca il martedì successivo.
Credo che nella vicenda nessuno possa ravvisare negligenza (ho visitato la paziente in giornata) , o imperizia: spesso nelle fasi iniziali di un focolaio polmonare ( e a volte anche in fase più avanzata), l’obiettività polmonare è sostanzialmente muta; secondo i dettami di un corretto iter diagnostico/terapeutico sarebbe stato prematuro in una situazione siffatta, caratterizzata da tosse e modesto rialzo febbrile a fronte di una obiettività negativa, richiedere un Rx del torace o prescrivere un antibiotico ( con nocumento al paziente e al SSN), senza un’evidenza di infezione batterica in corso; l’indicazione corretta in questi casi, soprattutto in soggetti giovani e in buone condizioni generali, è di rivalutazione a breve del paziente nel caso di persistenza della sintomatologia.
Se poi l’opinione della Signora è che non sia in grado di cogliere l’obiettività di un focolaio al polmone, quando presente, vorrei rassicurarla e rassicurare i numerosissimi Assistiti che ancora pongono la loro fiducia in me, che dopo 35 anni passati tra l’altro ad auscultare polmoni, magari la vista è calata parecchio, ma sentirci ci sento ancora benissimo.
In relazione alla precedente mancata diagnosi negli anni scorsi di una tosse da reflusso gastroesofageo, non sono in grado di confutare con altrettanta precisione la Signora, non ricordando con esattezza quanto accaduto. Posso solo anche qui rassicurare che nella diagnosi differenziale della tosse secca anche i medici della mutua da qualche anno sono in grado di porre il reflusso GE, magari non come primissima ipotesi, soprattutto in periodo invernale!
 
Cordiali saluti
Danilo Molla
Danilo Molla

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