Sulle unioni civili
24 Luglio 2012
Caro Direttore,
riferendosi alla lettera del Sig. Passarotti mi chiedo quali siano i modi corretti e bipartisan che il sindaco di Milano dovrebbe adottare per discutere sulle unioni civili.
Il solo accenno a voler portare avanti un preciso impegno elettorale chiesto sia da elettori di destra che di sinistra ha scatenato gli anatemi della Curia che evidentemente teme una già avviata emorragia di fedeli.
Il fervore della lettera del Sig. Passarotti che scomoda nel suo lessico parole come "battaglia", "oltraggi", "soprusi", "minacciano" ci fanno capire che l’unica soluzione bipartisan ammessa dai facinorosi cattolici si sintetizza in : arrangiatevi, le unioni civili non si fanno.
E per conferma verso questo loro impegno alla partecipazione ci spolverano concetti come Poligamia (espressamente vietata dal Codice Penale art. 556) e invocano la sodomia e l’omosessualità come esempio supremo di depravazione che tali unioni civili comporterebbero.
La poligamia, o meglio, la poliginia, in Italia riguarda un numero di persone statisticamente irrilevante (sarebbe il caso di un musulmano che già convive con una donna in Italia e chiede il ricongiungimento con una donna sposata in precedenza nel paese di origine). Ma si tratta di un matrimonio non riconosciuto dalla legge italiana e andrebbe a scontrarsi con il suddetto art. 556.
Ignorano il fatto che l’unione civile potrebbe regolamentare situazioni che ad oggi si trovano nel limbo giuridico come per esempio due fratelli che convivono.
Purtroppo devo ammettere che si stava meglio quando si stava peggio: lo spessore morale, il dialogo e la capacità di ascoltare erano caratteristiche che ho sempre ammirato nel Cardinale Tettamanzi che ben si discostano dalla nuova gestione Scola.
Se questo è il dialogo cattolico posso tranquillizzare il Sig. Passarotti, le unioni civili non avranno mai una genesi in questo Paese. E detto da una persona sposata come me fa capire quanto sia l’astio di una certa dirigenza cattolica verso qualsiasi forma che favorirebbe l’allontanamento da una visione teocratica tra Stato e Cittadino.
Saluti,
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