“Tra le vittime di Borgo Ticino ricordiamo anche Maria”
7 Maggio 2012
Nadia Negri Pizzini, pronipote di Giovanni Fanchini, vittima della strage nazista di Borgo Ticino, scrive un ricordo dell’ostetrica Maria Gavinelli, la donna uccisa dai soldati tedeschi nel 1944. Maria nonostante il coprifuoco aveva deciso di uscire di casa per recarsi a Divignano (provincia di Novara) per aiutare una donna a partorire.
In occasione del Convegno dal titolo "Come nascevamo, dalle comari levatrici alle ostetriche – Storia e storie dalle sponde del lago maggiore", svoltosi a a Sesto Calende il 5 maggio, desidero ricordare l’ostetrica Maria Gavinelli, figura eroica di elegantissima dignità e abnegazione.
Il giorno 13 agosto 1944, reparti della X Mas e delle S.S. tedesche, da Sesto Calende raggiunsero Borgo Ticino, per compiere la strage: uccisero 12 uomini, umiliandoli al muro per ore, pretesero donne e bambini in piazza, rasero al suolo il paese e saccheggiarono la popolazione lasciando intendere che l’oro avrebbe risparmiato gli innocenti. Poi fecero morire i giovani, con colpo aggiuntivo alla nuca. Fine ultimo della guerra è la strage sempre.
Una bambina morì di spavento, e venne uccisa l’ostetrica Maria Gavinelli, che nonostatnte il coprifuoco si recò a Divignano, per aiutare una donna nelle doglie a partorire un bambino.
Eroismo elegantissimo.
Questa donna, dal volto forte ed elegante, esprime con la sua biografia tutta quella complessità dell’umano che fatica a trovare pacificazione.
La sua persona diventa giuramento conclamato che ci aiuterà a comprendere quanto nel mondo storico costella nella guerra ad un certo momento, per distinguerlo da quanto se ne libera per diventare mondo umano.
Una ostetrica, Maria Gavinelli, non ha avuto paura della follia delirante del disumano, ha avuto più paura del gemito e dell’urlo inascoltato .
Il guarire è sia evento sia processo così come il parto. Solamente grandi presenze possono dirigere all’arte mestiere del presiederne il momento per riuscire guarire dalla malattia del dar retta alla paura. Maria Gavinelli, è maestra del mestiere di vivere, donna speciale e grande nel morire, guardata morire dagli uomini del branco in divisa.
Venne uccisa ma emanò una alta coscienza tutta in ordine e immancabile, come le bende bianche e le fasce e le acque lavate via, i nervi d’acciaio della gentilezza, la severità, la capacità di comando sulle spinte e il respiro, il lavoro in levare lasciando intatto, il recidere senza ombra di dubbio, il detergere con maestria gentile e con cognizione del dolore …
Verrà la vita.
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