“Ultime barzellette”
29 Novembre 2011
Gentile direttore, il mio repertorio sembrava stesse per finire il filone ma, come se non bastasse, “la sa l’ultima?..neanch’io”; anzi si, “mi consenta” di sfatare una prassi, o una leggenda che dir si voglia, permettendomi di raccontarne una, non involontariamente come capita, di cui si potrebbe fare una rubrica, esistendo vari tipi di umorismo dall’inglese al macabro. Due semplici lavoratori della terra, come lo erano tutti dalle Alpi alla punta dello scarpone, Padania o Terronia che sia, servi della gleba o vittime del caporalato e zappatori, insomma poveri cristiani ma lavoratori onesti “ricchi dentro”, finita la stagione nei campi decisero di vestirsi a festa, con giacca e cravatta e andare in un ristorante “chic” in città; essendo intelligenti ma analfabeti, naturalmente non per colpa loro, di conseguenza erano un po’ ignoranti, nel senso che ignoravano certe cose ma indicarono a caso nel menù, sapendo di trovarsi in buone mani, anche se non callose come le loro e di bocca buona, coscienti di dover poi “fare i conti con l’oste”. Arrivarono due bei piatti di pur sempre rispettabile “pasta e fagioli”, che però era parte del loro cibo quotidiano e per non fare figuracce mangiarono “la stessa minestra”, riservando maggiore attenzione per il secondo, quando a una persona seduta al tavolo vicino, solo dicendo “bis”, portarono il ben di Dio, coloratissimo e profumatissimo e strizzandosi l’occhio si dissero “visto come si fa?” e non esitarono a dire “camerieree…bis” e tornarono a casa non proprio soddisfatti, come avrebbero voluto almeno per quella volta; sbagliando si impara e chi si accontenta gode, non facendo i passi più lunghi della gamba. Perseverare invece può essere diabolico e inutile quanto picchiare la testa contro il muro, anche se “quella volta” non riuscirono a inchiodare sulla porta un calendario perchè dall’altro lato era appoggiato un alto ufficiale, mentre due sub capirono che sottomarino era perché bussando all’oblò lo videro aprirsi. “De gustibus non disputandum” per cui può non essere bello ciò che è bello ma ciò che piace e a volte “sol chi sa che nulla sa ne sa più di chi ne sa”, la poesia aiuterà a capir la novità; alla prossima…barzelletta, poi basta, chi lo sa, dipende sempre da come la si intenderà! Grazie.
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