Un popolo lobotomizzato dalla tecnologia
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18 Giugno 2015
Caro Direttore
ci sono riusciti. Ci hanno fatti diventare malleabili più della plastilina, privi di alcuna coscienza critica, devoti e prostrati ad uno smartphone che sembra essere il surrogato ideale di vita artificiale, la nuova religione con milioni di adepti.
Partiamo dal voto. Ormai credo che voti meno del 40% degli aventi diritto. Evidentemente il futuro del loro paese non interessa ai più. E non si dica che sono tutti uguali, soprattutto nelle comunali dove più che lo schieramento conta l’esperienza, la buona immagine e la professionalità del candidato.
È rischioso fissare una tornata elettorale durante un ponte, perché si scopre che il povero italiano vessato dalla crisi e dalle tasse i soldi per farsi un weekend lungo li trova sempre.
È rischioso farlo in un weekend di pioggia perché con la pioggia non si esce di casa.
È rischioso farlo in un weekend di sole perché la gente va in gita.
Insomma, forse la democrazia è legata doppio filo al meteo ed il conseguente diritto di voto non interessa più. Ne prenderemo atto per insediare la prossima dittatura.
Non si vota perché sfiduciati dalla politica. Anche questa mi sembra una colossale giustificazione. La politica è quella che abbiamo contributivo a votare in 50 anni di opportunismo, convenienza e convivenza. Forse dovremmo essere incazzati con noi stessi per aver sempre dato fiducia a giullari, evasori fiscali e personaggi dediti solo ai propri interessi. Solo che ciclicamente ci caschiamo, attratti da chi urla di più e da spauracchi populisti.
Ma anche nel privato non esiste coscienza critica e rispetto civico. Ieri ho vissuto una esperienza tragicomica sui treni della Lombardia di Expo.
Alla mattina 25 min di ritardo, alla sera oltre 40. Quello che ho visto è molta rassegnazione e una sorta di menefreghismo ormai cronico, nonché la mancata percezione di essere in un luogo pubblico con altra gente visto la incapacità dell’italiano di parlare a voce normale (uno dei motivi per cui preferisco spesso l’automobile). Lui sbraita, sguaiato. Addirittura gesticola a pochi centimetri dal vostro naso. Ma non ne ha colpa, non vi vede, non vi considera, si crede il padrone del mondo.
La restante carrozza a capo chino sullo smartphone. Tanto c’è la App di TreNord che informa via telematica dello sfacelo ferroviario. Una sorta di Lexotan di questi tecno-geek che non vanno nemmeno in bagno senza smartphone alla mano e senza cronometrare la performance fisiologica con tanto di battito cardiaco durante lo sforzo massimo.
Gli annunci latitavano e finalmente siamo arrivati in stazione. Anche quando c’è semplicemente da muovere le gambine e sgambettare con ragionevole velocità a casa (considerando il ritardo), ecco, anche in questa situazione li vedi procedere lentamente, capo chino, zigzagando. Addirittura si bloccano di scatto sui gradini perché devono rispondere all’ultimo post o cliccare “mi piace”. Il vaffa di un signore condito da una sana imprecazione mi ha rincuorato. Qualcuno sano esiste ancora!
In Olanda hanno importato dalla Cina anche la corsia pedonale riservata ai malati di smartphone, coloro che procedono a tentoni immersi nel loro mondo di silicio e plastica.
Anziché disincentivare un disturbo compulsivo-ossessivo lo alimentano riservandogli spazi appositi. Anziché far procedere una sana selezione naturale che consiste nel far travolgere quelli che affettuosamente chiamo i “Walking Dead”, li smistano verso un corridoio protetto dalle restanti persone non lobotomizzate.
Un comportamento psicologicamente malsano viene accettato solo perché quelle persone sono i migliori consumatori possibili cambiando “device” almeno ogni 2 anni ed avendo canoni all-inclusive. I consumatori però sviluppano dipendenza (come con le droghe) e non riescono a non tappare o chattare anche quando sono in auto. Lo stato olandese vorrebbe gentilmente farsi carico anche dei costi sociali generati dagli incidenti stradali mortali e non?
Insomma, sempre a capo chino, nell’era della informazione a portata di click, tutto il giorno a tappare e parlare di facezie facendole conoscere al pubblico vicino e poi ci ritroviamo che votano in quattro gatti e pure male. Allora tutto questo non è per informarsi. C’è dell’altro.
C’è una componente diabolica che si acquista con il telefonino. Non è scritta nel contratto e il manuale di istruzioni non ne parla: il doverlo fissare od usare in qualsiasi momento della giornata, anche in condizioni pericolose come la guida. Inquietante è anche la qualità di quello che viene consumato: non si riesce ad andare oltre trilioni di foto di selfie tutti uguali, foto di gattini, foto di bambini, foto di cretini in situazioni comiche imbarazzanti, foto di festini, foto di bacini, foto di wannabe playboy, wannabe Ruby o wannabe milionari.
Se questo non è l’archetipo di un popolo lobotomizzato al canone di 20 €/mese allora ditemi voi cosa può essere. Tossici dell’effimero, del superfluo e tutto questo solo per spillarvi quanti più quattrini facendo sembrare che vi fanno un favore, che aumentano la qualità della vostra vita (digitale).
Il prossimo passo sarà bollare come “diverso” ed “anormale” chi nel 2015 non ha ancora un account Facebook o peggio, uno smartphone.
Ci aspettano i campi di rieducazione per i non smartphone-assimilati. Una moderna cura Ludovico di Arancia Meccanica ma suon di selfie, like e tweets.
Felice Griffi
Tradate
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Eccellente! Onore al giornalista. Lo slogan giusto per la società di oggi!