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Usciamo dall’incantamento e realizziamo un modo migliore di vivere

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17 Aprile 2006

Il risultato delle Elezioni è dato numerico oggettivo. Si è determinata una maggioranza e una vittoria del centrosinistra di misura ma limpida e netta, in seggi e per quanto riguarda i voti in Italia e all’estero. Un responso costituito da un consenso pervenuto da tutte le fasce sociali, dalle donne e in particolare dai giovani, patrimonio inestimabile da custodire e valorizzare con la massima cura.
Se è legittima la discussione, l’analisi e la riflessione politica su tale esito –utile e opportuna anche nel centrosinistra- è assolutamente inaccettabile tentare di negare l’evidenza di una vittoria chiara dell’Unione così come tenta di fare parte del centrodestra con in testa l’ex premier, geneticamente incapace di considerare persino l’idea di qualsiasi sconfitta.
Si tratta dell’ennesima anomalia, forse la più grave, di cui il Paese deve necessariamente liberarsi.
Dall’altra parte tutti i soggetti che compongono e si riconoscono nell’ampia area del centrosinistra, devono uscire e far uscire il Paese dall’incantamento, dall’incantesimo, dal sortilegio che viviamo e che rischiamo di pagare tutti, anche a prescindere dal voto espresso da ciascuno.
Occorre uno scatto e uno scarto deciso. Chi ha vinto deve rivendicare la vittoria, con misurazione ma in modo fermo ed anche con gioia, orgoglio e fierezza legittimi, trasmettendo al Paese la netta consapevolezza di quanto è successo, che un cambiamento, e non di poco conto, si è prodotto. Chi è stato investito dell’onore e dell’onere di governare deve dettare l’agenda politica, senza più rincorrere gli stregoni, gli interpreti della politica asservita agli interessi personali, i peggiori nella storia moderna del Paese mai così povero di figure nobili.
Insediamento del nuovo Parlamento e formazione del Governo devono essere immediati perché occorre mettersi subito all’opera. Si è realizzato il tempo del cambiamento e ora si deve superare il tempo delle chiacchiere, delle dilazioni: bisogna passare decisamente ai fatti, bisogna governare il Paese. L’Unione ha questo diritto-dovere ed è chiamata a realizzare il proprio programma, perseguendo un cambiamento reale e positivo, ricostruendo una maggiore unità del Paese, dimostrando che si può e si deve realizzare il bene comune, in particolare delle fasce più svantaggiate della società.
Rifiutandosi di seguire o inseguire gli oppositori politici sul loro terreno vischioso, insidioso e dannoso per le sorti generali del Paese, occorre con decisione e determinazione realizzare un altro modello di comunità sociale, un modus vivendi diverso per tutti noi, liberi e liberati da interessi solo personali, da particolarismi ed egoismi eticamente inammissibili e, in più, miopi.
All’azione generale di governo dovrà corrispondere un lavoro culturale diffuso e continuo, dal basso, per liberare il corpo sociale del Paese dai veleni del berlusconismo, senza dimenticare i guasti prodotti dal leghismo. Solo una netta inversione di tendenza, appunto culturale oltre che politica, potrà dare slancio all’Italia e alle nostre comunità, far recuperare dignità di società civile moderna, coesa e solidale, e quel livello di qualità della vita oggi così gravemente compromesse.
Tutto questo riguarda l’opera generale a favore del Paese, ma deve valere a livello delle realtà locali che nelle prossime settimane vivranno un appuntamento altrettanto difficile quanto importante.
L’impegno a cui siamo chiamati è quello ad operare per il bene comune, realizzando, a cominciare dal saperlo comunicare, un modo migliore di vivere in un mondo diverso.
Questo è l’impegno gravoso ed entusiasmante che bisogna assumersi, nella convinzione che il cambiamento positivo è necessario e possibile, anche nelle nostre città.

Giuseppe Musolino - Presidente provinciale Arci

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