Varese non ha bisogno di Costanzo e c.
3 Luglio 2006
In campagna elettorale la Lega aveva promesso un vigoroso rilancio della cultura Insubre. Bene: oggi ci troviamo con un’iniziativa culturale sostenuta finanziariamente dal Comune (cioè da noi) e gestita, chissà perchè, da Gianluigi Paragone (direttore de “la Padania”) che grazie alla sua personale amicizia (come spiegato sui giornali locali)chiama a Varese personaggi dello spettacolo targato
Mediaset e il direttore di Libero.
Ci fa piacere per Paragone e per i suoi amici che spesso lo ospitano nei loro programmi o sul loro giornale, ma ci chiediamo cosa c’entri tutto ciò con la cultura Insubre e con le necessità della nostra città.
Varese vive da settimane un’incredibile e poco spiegata situazione di siccità: non era forse meglio organizzare una tre giorni di dibattiti ed incontri con esperti, giornalisti specializzati e associazioni ambientaliste sul problema dell’acqua e dei cambiamenti climatici causati dalla devastazione dell’ambiente di cui anche il nostro territorio ipercostruito è stato ed è vittima?
Costanzo e Mentana possiamo vederli (o scegliere di non guardarli) tutti i giorni senza sborsare una lira.
Non si vede dunque la necessità di queste “ospitate”
organizzate da Paragone a spese del contribuente e a discapito di tematiche ben più importanti ed attinenti il nostro territorio.
Max Ferrari
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Ci sembrava strano che qualcuno non sollevasse una polemica sui “salotti” di Paragone. Ma le ragioni sollevate sono davvero corte. Si fa riferimento alla cultura Insubrica o alla carenza dell’acqua. Ma perche’ il nostro provincialismo deve essere esser esaltato? La cultura non deve aver confini e più se ne costruiscono più si rende sterile ogni proposta. Varese, forse, ha fin troppo sofferto proprio di questo atteggiamento. E sarebbe come dire che i comaschi sono meno lombardi o italiani solo perché ospitano una mostra di quadri di Magritte. Ma ci si rende conto di quel che si dice? Possiamo dissentire molto spesso (direi quasi sempre) con le scelte di Paragone, possiamo pure avere simpatia per altri giornalisti che non per i cinque scelti, ma va dato atto al nostro concittadino di aver speso le sue energie e le sue conoscenze per una bella iniziativa. E saranno i varesini a dare ragione o meno al Comune per aver apprezzato e dato il via a queste cinque serate. (M.G.)



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