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Varese, una crisi “comunicata” male

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1 Febbraio 2006

Caro Direttore,
ho letto con cura la lettera di Natalino Bianchi e vorrei esprimere alcune modeste osservazioni, basate sul mio personale punto di osservazione, personale e limitato al pari di quelli altrui. Lo faccio tramite Varesenews perché Natalino é persona pacata ed aperta al confronto e quindi é piacevole ragionare insieme, in pubblico.
Penso che Natalino sbagli nel ritenere che la pubblica opinione non abbia colto le ragioni della crisi della giunta di Varese e temo che si sia perso pezzi del dibattito sui risultati delle giunte leghiste. Dico questo per due ragioni. Da un lato nessuno dovrebbe continuamente parlare a nome di un “tutto” (la città, l’opinione pubblica, la sinistra) di cui in molti abbiamo plurime percezioni, mentre ognuno dovrebbe parlare a nome di quello che frequenta, conosce, rappresenta: un po’ di misura e dubbio fa bene al dibattito. Io personalmente incontro molte persone, di varia estrazione ed opinione politica, che hanno ben chiaro quanto accaduto e quali fossero gli interessi in campo: hanno maturato le loro opinioni ragionando sulle scelte fatte o non fatte dall’amministrazione, valutandone gli impatti ed i costi per la città in cui vivono. In secondo luogo da diversi anni, in più ambiti, compreso il Consiglio Comunale, non solo in quello uscente, ma anche nelle precedenti consiliature, in molti hanno lavorato per non limitarsi alla denuncia dei “toni” o dell’ideologia leghista, ma per far cogliere il senso delle politiche che questo partito ed i suoi alleati portavano avanti. Questo lavoro é stato fatto entrando nel merito delle questioni, parlando apertamente degli interessi in gioco, riuscendo anche a rallentare e, a volte, a bloccare talune iniziative. Di questo, dalla denuncia alle proposte, si é cercato di dare conto, coi mezzi disponibili (rammento il manifesto, per me estremamente efficace, “Le mani sulla città” dove si denunciavano gli interessi ed i rischi dei piani integrati in urbanistica o le vicende AVT ed Aspem, ad esempio): probabilmente non si é riusciti ad essere efficaci sul piano della comunicazione, se nemmeno Natalino si é accorto di questo lavoro. Certo le leggi ad personam piuttosto che le vicende legate a banche e consigli di amministrazione suscitano una più immediata reazione morale, ma anche l’esempio dello Stadio, citato da Natalino, non va collocato dopo le dimissioni di Fumagalli, ma prima, quando in Consiglio, anche su mia iniziativa, venne “stoppato” il “piano” pensato da taluni. E di questo si sono occupati diversi organi di informazione.
La seconda cosa, che trovo perlomeno ingenerosa, é il giudizio di “inconcludenza” delle assemblee programmatiche promosse dall’Unione. Probabilmente Natalino non ha colto il senso di questi incontri: non erano occasioni pensate per dire quanto “qualcuno” aveva già deciso, ma momenti in cui le forze politiche si ponevano “in ascolto”, per costruire un percorso partecipato e partecipabile da chiunque volesse. Cito solo l’incontro di ieri, nel corso del quale hanno preso la parola i nostri concittadini di altra nazionalità, coloro che raramente vengono ascoltati, che hanno posto, per chi volesse prestarvi attenzione, questioni non “spicciole”, ma questioni di fondo, sul come si costruisce un’altra Varese per tutti, non solo per noi “indigeni”. Il paradosso é che nel mentre delle forze politiche, di solito accusate di occuparsi più di nomi che di programmi, privilegiano la costruzione dei contenuti, si inenschi un meccanismo che sostanzialmente si limita a chiedere dei nomi. E’ vero che le primarie, che nessuno ha ancora escluso, al pari di altri strumenti, possono essere un efficace elemento di mobilitazione, ma é ancora più vero che le primarie si devono svolgere sui contenuti e sui percorsi, altrimenti rischiano di diventare “vetrine promozionali”.
Dico questo proprio perché dissento completamente dal fatto che si consideri Varese un feudo della destra e che non si stiano mettendo in campo tutte le energie. Dicevo all’inizio che probabilmente ognuno ha una sua idea della città, e ci mancherebbe altro, ma ho il dubbio che, prima di affidare a qualcuno il compito di rappresentare dei contenuti collettivi, sia importante elaborare collettivamente quali sono questi contenuti. Contenuti, che parlino a chi in questa città vive, e non solo ipotesi che non si sottopongono a verifica o basate su assunti “pre-definiti”.
Infine, se vogliamo vincere, ma soprattutto vogliamo anche cambiare Varese, smettiamola di parlare di “forze migliori”: migliori di cosa, migliori di chi? Io ho molto rispetto di chi, anche in questi anni, si é impegnato in questa città, per questa città, soprattutto di quelle e quelli che non si considerano migliori di qualcun altra/o, ma che, non da oggi, sono in “movimento”.
Un cordiale saluto a Natalino e non solo.

Angelo Zappoli

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